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La questione delle etichette sulle bevande alcoliche

La notizia che l’Irlanda voglia mettere sulle bottiglie delle bevande alcoliche (dalla birra fino ai superalcolici) un’avvertenza di pericolo (come già avviene per le sigarette) ha destato molta preoccupazione nel mondo vitivinicolo italiano. Si teme infatti che se una dizione del genere dovesse divenire obbligatoria, potrebbe provocare una importante contrazione dei consumi con rilevanti ricadute sulle esportazioni.
Al momento attuale l’unica avvertenza di pericolo riguarda il divieto di consumo di alcol durante la gravidanza che è riportato nelle bottiglie di birra e di vino di diverse marche. Cerchiamo di fare chiarezza.

ALLA SCOPERTA DEL “VINO NOVELLO”: ORIGINI, DENOMINAZIONE, CONSUMO

vino novello

La vendemmia è terminata da poco e il primo vino che troviamo in vendita è il “vino novello”. Sono in molti a credere che si tratta del primo vino dell’anno ottenuto dalla normale fermentazione del mosto ad opera dei lieviti che trasformano lo zucchero dell’uva in alcol in condizioni “aerobiche” (ovvero in presenza dell’ossigeno atmosferica).

Il ginepraio dell’etichettatura dei vini: cosa fare?

Per i vini, come per tutte le bevande alcoliche, l’Unione Europea è in forte ritardo per definire le modalità di una etichettatura nutrizionale; tale ritardo sembra essere dovuto anche alla ostruzione da parte dei produttori di vini. In compenso c’è una frenetica attività sul fronte della etichettatura delle caratteristiche qualitative dei vini che, ovviamente, non hanno nulla a che vedere con la loro sicurezza.

Quercetina (Quer) e Resveratrolo (Res): possono davvero aiutarci contro il Covid-19?

Quercetina

Non sono in pochi a pensare che il Covid-19 può essere curato assumendo in modo del tutto naturale alimenti contenenti Quer o Resv come ad esempio le cipolle o il vino. Tali convinzioni sono sorte a seguito della diffusione dei risultati di ricerche scientifiche che hanno dimostrato la capacità di queste due sostanze di inattivare o uccidere alcuni virus. Gli studi sono stati condotti in vitro, in altre parole i virus sono stati fatti crescere in “provetta” e sono stati messi a contatto con la Quer o il Res. In tali condizioni si è visto che le due sostanze sono in grado di “bloccare” i processi di riproduzione dei virus provocandone l’arresto dello sviluppo e/o la morte.

La vitamina C: cosa c’entra con l’infezione dal nuovo coronavirus (Covid-19) ?

Tutti noi siamo alla ricerca d’informazioni sulla possibilità di difenderci in modo adeguato dal pericolo del Covid-19. I media e il web sono prodighi d’informazioni riguardanti anche su quali e quanti alimenti assumere. Sono suggerite diete per  prevenire e combattere la possibile malattia e i rimedi  proposti sono alle volte strampalati. Una per tutte è la proposta degli enologi italiani di bere vino sia perché ricco di antiossidanti, sia perché sarebbe in grado di “sterilizzare” il cavo orale e la faringe.

“Perle” in materia di sicurezza alimentare

Seguendo quanto proposto dai media o partecipando a convegni, ho avuto modo di “apprezzare” alcune “perle” degne di nota… Un argomento ancora molto gettonato è quello dei residui di ormoni nelle carni. Superata l’asserita presenza di residui nelle carni di pollo, adesso sulla graticola è finita la soia. E’ stato affermato che i fitormoni presenti in questo legume, ampiamente utilizzato come ingrediente dei mangimi, possono restare come residui nelle carni.  Ignota è la base scientifica di questa affermazione.