Bevande alcoliche: attenzione alla pubblicità

Agostino Macrì
11 Luglio 2012
Condividi su

Il consumo di bevande alcoliche vede una forte contrapposizione tra esperti che ritengono che un consumo moderato possa portare importanti benefici alla salute ed altri che al contrario sostengono che anche modiche quantità possano arrecare gravi danni a particolari categorie di persone. In particolare molti esperti ritengono che l’assunzione di alcol durante la gravidanza possa danneggiare seriamente il sistema nervoso del feto anche a concentrazioni molto basse e quindi ne sconsigliano l’uso alle donne in tale  condizioni. L’unico punto su cui tutti sono d’accordo è che un eccesso di consumo di alcol crea gravi conseguenze sia a breve termine (a causa dell’ubriachezza) che a lungo termine, con gravi lesioni a carico del fegato e anche a carico del sistema nervoso.

Non deve essere sottovalutato anche il ruolo nutrizionale dell’alcol per il suo elevato potere calorico. Un litro di birra di medio grado alcolico contiene circa 350 Kcal ed un litro di vino circa 800 Kcal.

Il consumo calorico giornaliero per una persona adulta dovrebbe aggirarsi tra 1700 e 2000 Kcal ed è quindi evidente che bere vino o birra durante il pasto e chiudendo magari con un “digestivo” alcolico contribuisce notevolmente ad un incremento delle calorie.

L’Unione Europea ha recentemente emanato il Regolamento 1161/2011 del 25.5.2011 (Informazioni ai consumatori sugli alimenti) che si dilunga in modo dettagliato sulla etichettatura nutrizionale dei vari alimenti, ma, almeno per il momento, non affronta il valore calorico delle bevande alcoliche.

In pratica si limita a definire come alimenti “alcolici” quelli che hanno un contenuto di alcol superiore all’1,2 %. Su queste bevande deve essere indicato il grado alcolico, ma non il valore in Kcalorie. Nello stesso Regolamento c’è in ogni modo scritto che la Commissione dovrà rivedere questo particolare aspetto e presumibilmente tra qualche anno anche su birra, vino, liquori, aperitivi, ecc. dovranno essere riportate le calorie contenute.

Le informazioni sopra riportate non sempre sono a conoscenza dei cittadini che alle volte sono “bersaglio” di messaggi pubblicitari in cui le insidie dell’alcol non sono descritte in modo appropriato.

Proprio per questo motivo la Legge 125 del 2001 riguardante la pubblicità contiene una articolo sulle bevande alcoliche.

In primo luogo definisce “alcolici” quegli alimenti con un contenuto di etanolo superiore al 1,2 % e fino al 20 %. Quelli con un contenuto superiore al 20 % sono definiti “superalcolici”. Per quanto riguarda la pubblicità, la legge ha stabilito i principi generali che poi sono stati definiti in un Codice di Autoregolamentazione.

Tra le regole più importanti impone di tutelare i bambini e gli adolescenti, di evitare messaggi associati a stati di benessere fisico e mentale a seguito del consumo di bevande alcoliche, di non fare riferimento a stati di sobrietà come negativi, di non utilizzare l’elevato grado alcolico come positivo.

Per il resto ci sono pochi vincoli in merito all’orario in cui è possibile fare pubblicità, sul tempo, sul tipo di condizioni ambientali in cui è elaborato il messaggio pubblicitario. All’interno di questi “paletti” i pubblicitari si muovono con disinvoltura cercando di evitare di incappare in sanzioni legate a pubblicità ingannevole.

Il cittadino si trova quindi davanti a immagini bucoliche di vigne incontaminate, di atmosfere romantiche in cui si sorseggia un liquore, di associazione di eventi straordinari quasi miracolistici con la bevuta di un amaro, di associazione di un liquore con il caffé, ecc.

Esistono poi messaggi che arrivano da rubriche televisive, radiofoniche o giornalistiche in cui vengono esaltate le associazioni di una bevanda alcolica con un determinato cibo. In questi casi non sempre viene menzionata la marca, ma soltanto il tipo di vino, di liquore o di birra. Ci sono poi i casi in cui non si dice che il prodotto reclamizzato è un superalcolico.

Con ogni probabilità, i messaggi pubblicitari relativi alle bevande alcoliche sono formalmente corretti e ineccepibili; tuttavia appare utile segnalare ai consumatori, una volta acquistata una bevanda alcolica, di controllarne il contenuto di alcol in modo da potersi regolare nei consumi.

Mezzo litro di birra, un quarto di vino, un bicchierino di grappa o di altro superalcolico da 10 millilitri contengono una quantità di alcol sufficiente a superare i limiti previsti dal codice della strada.

Si tratta di dosi che influiscono in modo relativamente lieve sull’apporto in calorie, ma chi ha problemi di peso dovrebbe tenerne conto.

Un modico consumo di bevande alcoliche secondo alcuni studi può dare effetti benefici, ma per ottenere questi risultati è quanto mai opportuno fare attenzione ad evitare abusi anche se di carattere saltuario. Infine le donne in gravidanza, a titolo prudenziale, dovrebbero evitare di assumere bevande alcoliche per evitare danni potenziali al feto.

Roma, 11 Lulgio 2012

Condividi su: