La vitamina C: cosa c’entra con l’infezione dal nuovo coronavirus (Covid-19) ?

Agostino Macrì
18 Marzo 2020
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Tutti noi siamo alla ricerca d’informazioni sulla possibilità di difenderci in modo adeguato dal pericolo del Covid-19. I media e il web sono prodighi d’informazioni riguardanti anche su quali e quanti alimenti assumere. Sono suggerite diete per  prevenire e combattere la possibile malattia e i rimedi  proposti sono alle volte strampalati. Una per tutte è la proposta degli enologi italiani di bere vino sia perché ricco di antiossidanti, sia perché sarebbe in grado di “sterilizzare” il cavo orale e la faringe.

Premesso che non ha alcun effetto specifico contro il Covid-19, quasi tutti convengono sull’utilità dell’assunzione della Vitamina C o Acido Ascorbico (AA).

 

Cerchiamo di capire il perché.

La scoperta dell’AA è susseguente all’osservazione della comparsa dello “scorbuto” in marinai che restavano in viaggio per lunghi periodi senza mangiare frutta e verdura fresca. La malattia è caratterizzata da emorragie diffuse sul corpo e sugli organi interni. Si scoprì che ciò era dovuto alla mancanza nella dieta di AA che ha la funzione di contribuire alla produzione e al mantenimento del “collagene” che costituisce le pareti dei vasi sanguigni e che ne permette l’integrità. La carenza di AA rende “fragili” i vasi sanguigni che si possono più facilmente “rompere” e dare origine alle emorragie.

E’ noto che l’AA è un potente antiossidante che agisce bloccando i “radicali liberi”, ovvero quelle molecole o atomi altamente instabili in grado di “scatenare” reazioni a catena pericolose per le cellule o i tessuti coinvolti.

Altra attività importante è quella di contribuire al mantenimento e potenziamento del sistema immunitario.

Spesso però ci si dimentica di ricordare che l’AA, come altre vitamine e sali minerali, è efficace soltanto se c’è un sufficiente apporto dei “macronutrienti” ovvero degli amminoacidi derivanti dalle proteine, degli acidi grassi e degli zuccheri. Ricordiamo che nella  normale dieta dovrebbero essere presenti circa un terzo di proteine, un terzo di grassi e un terzo di zuccheri. Le kcalorie che quotidianamente dobbiamo assumere dovrebbero essere circa 2000.

Un’alimentazione squilibrata può quindi vanificare gli effetti benefici dell’AA.

Secondo i LARN (fabbisogni alimentari stabiliti dal CREA (ex Istituto Nazionale della Nutrizione) la quantità di AA da consumare quotidianamente va da 60 a 100 mg in funzione dello stato fisiologico (una donna in gravidanza ha bisogno di quantità maggiori).

Esistono però varie altre fonti “informative” che affermano la necessità di consumare fino a 200 – 300 mg al giorno di AA.

Il perché di queste differenze è da collegare a motivi che con la salute ben poco hanno a che vedere.

 

AA negli alimenti.

L’AA  è presente  in quantità variabile nella frutta e nella verdura, ma anche in alimenti di origine animale come il latte.

Qualche esempio (i valori sono espressi in mg/100 grammi di prodotto.)

Succo d’uva 340

Ribes              200

Peperoni       160

Latte               127

Kiwi                85

Lattuga          59

Fragole          54

Succo d’arancia 44.

 

Come si può osservare mangiando i normali alimenti si riesce facilmente a ingerire le quantità di AA sufficiente per i nostri fabbisogni. 

 

Altre fonti di AA

L’AA si ottiene anche per sintesi chimica e ha la stessa efficacia di quello naturale. E’ quindi facile preparare degli “integratori” alimentari contenenti AA nelle quantità desiderate e anche a bassi costi di produzione.

Ricordiamo che un “integratore” alimentare ha la funzione di “rimpiazzare” qualcosa che manca nella nostra dieta. Mangiando frutta e verdura nelle giuste quantità non abbiamo nulla da rimpiazzare.

In questa situazione gli “integratoristi” devono escogitare qualcosa per convincere i consumatori ad acquistare i loro prodotti ed ecco le campagne pubblicitarie più o meno corrette che ci invitano al consumo dell’AA che troviamo in farmacia e quindi lasciare intendere di “abbondare” nelle assunzioni.

Oltre agli alimenti tradizionali contenenti AA, sono ampiamente disponibili le bacche di Goji. Si tratta di frutti prodotti da arbusti di origine tibetana che arrivano nei nostri mercati dalla Cina. Hanno un buon contenuto di AA che, secondo alcuni studi cinesi, avrebbe una struttura diversa e sarebbe molto efficace. Probabilmente i dati sull’efficacia dovrebbero essere confermati da altri studi; nel frattempo però le bacche di Goji hanno conquistato la fiducia di molti consumatori nonostante in alcune partite provenienti dalla Cina si sia riscontrata la presenza illegale di pesticidi.

 

Conclusioni.

L’assunzione di AA, sia attraverso gli alimenti sia con gli integratori, è utile per mantenere buone condizioni di salute e quindi contrastare le malattie infettive e/o metaboliche.

Consumando “integratori” alimentari con AA si corre il rischio di eccedere nei dosaggi; fortunatamente però ciò non comporta pericoli significativi, anche se se ne consuma qualche grammo al giorno.

Il vero problema è quello che ci costa in termini economici; mangiando frutta e verdura di stagione ci nutriamo anche piacevolmente e assumiamo le giuste quantità di AA. Con gli integratori e/o le bacche di goji otteniamo gli stessi risultati, ma a un costo decisamente superiore e alle volte con qualche rischio aggiuntivo. 

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