Coronavirus: i nuovi sviluppi

Agostino Macrì
3 Febbraio 2020
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Nella settimana appena trascorsa, importanti aspetti della epidemia da nuovo coronavirus (2019-nCoV) sono stati acquisiti e molte informazioni sui numeri dell’epidemia e sullo stesso virus sono state ampiamente divulgate dai mass media. Non mi soffermo quindi sulla dichiarazione di emergenza globale da parte dell’OMS, ampiamente dovuta e forse ritardata, né sulla conferma del ruolo di questo nuovo virus come causa della malattia. Ad oggi, il virus ha provocato 17383 casi di polmonite con 362 decessi dei quali 17220 casi e 361 decessi sono avvenuti in Cina. Il residuo decesso è avvenuto nelle Filippine. In Europa e Stati Uniti i casi sono in tutto 34 con nessun decesso.

L’Italia contribuisce con i famosi due casi di turisti cinesi attualmente in cura all’Ospedale Spallanzani di Roma. Pertanto, questa rimane al momento  una epidemia largamente cinese od al più asiatica, ed ha  superato in intensità la famigerata SARS  degli anni 2002-3003,  che ha avuto 8000 casi, ma largamente inferiore in letalità  (fra il 2 ed il 3% di decessi rispetto a circa il 10% della SARS). Tenendo anche conto che sulla SARS ci sono stati ritardi notevoli nell’individuazione del virus e della stessa malattia rispetto a quanto accaduto con nuovo virus, si deve dedurre che l’attuale coronavirus si trasmette da uomo ad uomo assai più facilmente di quello della SARS ma è meno aggressivo. Per questo importante aspetto, c’è discussione nella comunità scientifica sulla possibilità che l’infezione da 2019-nCoV sia trasmessa non solo da soggetti ammalati ma anche da soggetti sani asintomatici, cioè senza i classici segni e sintomi di febbre, tosse e dispnea tipici dell’infezione.

La pubblicazione di Lancet che descrive come si sono infettati i primi pazienti cinesi e soprattutto l’ultima del New England Journal of Medicine che descrive l’outbreak epidemico in Germania non lascerebbe, di primo acchito, dubbi in proposito : soggetti apparentemente asintomatici possono trasmettere il virus a soggetti sani se a contatto stretto. Ho usato di proposito il termine “apparentemente asintomaticiperché in effetti non è facile distinguere fra uno senza sintomi ed uno con pochi e deboli sintomi, che noi chiamiamo “pauci-sintomatici” senza un esame medico del soggetto. Se sto a contatto con un soggetto che ha qualche linea di febbre e mi starnutisce un paio di volte, non posso chiamarlo sintomatico anzi sarei più incline a definirlo asintomatico,  ma l’influenza me la  posso prendere da lui tranquillamente! Dopo di che, è logico che la trasmissione del virus avviene con larghissima preponderanza da una persona con chiari sintomi ed ammalata., Su questo punto, invito a leggere un’intervista del Dott. Nicastro dello Spallanzani pubblicata oggi sul Corriere della sera che chiarisce benissimo questi aspetti.

Non c’è comunque il minimo dubbio che questo coronavirus sia meno aggressivo di quello della SARS : la prima persona che è stata infettata in Germania dopo essere stato in una riunione con un collega cinese che proveniva dalla regione di Wuhan ed apparentemente stava bene,  ha avuto febbre per un giorno ed è tornata al lavoro tranquillamente il giorno dopo. E’ andato a fare un controllo medico solo perchè il collega cinese, tornato in Cina e qui ammalotosi, gli ha telefonato pregandolo di andare a controllarsi perché aveva il nuovo coronaviris.  Il controllo ha evidenziato che il tedesco ed altri suoi colleghi presenti al meeting erano positivi al coronavirus!  Sia il cinese che tutti i colleghi tedeschi sono guaritissimi.  In conclusione, resta confermato da tutti gli studi fatti finora che la malattia decorre con particolare gravità prevalentemente in persone anziane, in particolare affette da altre patologie polmonari o cardiache.

Nella passata settimana si sono avuti notevoli informazioni anche sul virus ed alcune di queste informazioni le abbiamo da studi  di ricercatori italiani. I virus isolati da pazienti non cinesi, compreso quello di cui si è avuta ampia notizia dai telegiornali italiani ieri, isolato dai ricercatori dell’Istituto Nazionale delle malattie infettive di Roma,  sono del tutto simili al primo virus isolato in Cina, senza mutazioni. L’isolamento del virus significa averlo a disposizione per studiare farmaci e vaccini, oltre a saperne di più sulla sua biologia e modalità d’infezione. Plaudo ai ricercatori dello Spallanzani per questa importante acquisizione e sono certo che anche loro non hanno del tutto gradito l’eccesso di enfasi da parte dei media e della politica. Peraltro so per esperienza diretta che questo purtroppo avviene sempre in questi casi e non è facile evitarlo. Un altro gruppo di ricercatori italiani del Campus Biomedico di Roma hanno rilasciato interviste, anche qui con eccesso di enfasi, a varie Tv e giornali sui risultati delle loro ricerche bioinformatiche circa l’evoluzione di questo virus. Interessante che questi studi datino a metà novembre 2019 la prima trasmissione all’uomo del nuovo virus dall’animale ancora non identificato, ospite intermedio fra pipistrello ed uomo, praticamente un mese e mezzo prima che venisse diagnosticato  il primo caso della malattia a Wuhan.

Un’ultima osservazione. Si parla molto del vaccino contro questo nuovo virus. Leggo e sento di cifre variamente mirabolanti, da pochi mesi ad un anno. ‘E vero che le attuali tecnologie consentono di coltivare il virus e farne una preparazione di tipo vaccinale con uno o più suoi componenti in pochi mesi se non settimane. Ed è altrettanto vero, anche se rischioso, che in presenza di una vasta epidemia non controllabile con altri mezzi, l’efficacia vaccinale potrebbe essere testata direttamente sul campo. Poi, però, bisogna dimostrare che questa preparazione è perlomeno SICURA   in soggetti sani, produrla industrialmente , validare la produzione da organismi indipendenti e distribuire il vaccino secondo la bisogna. Insomma il parametro diventa anni e non mesi. E’ necessario  considerare che in campo vaccinale la sicurezza viene prima di tutto e di fronte ad una malattia che decorre benignamente nella maggioranza dei casi ed esita comunque  in guarigione nel 97% dei casi, non mi azzarderei  a fare le cose di fretta con il rischio di non rispettare i parametri di sicurezza vaccinale Rischiare di perdere la fiducia della gente nella pratica vaccinale per scarsa efficacia  od un possibile incidente sarebbe assai più grave della malattia stessa che, non è la rabbia, o la polio, o la difterite. Resto dell’opinione che le misure di contenimento messe in atto da tutti Paesi possano comunque portare al controllo dell’epidemia assai prima che si faccia un vaccino.

 

AGGIORNAMENTO DEL 4 FEBBRAIO 2020: il paper del New England Journal of Medicine è stato sconfessato oggi dalla stessa rivista ( succede anche alle più nobili testate mediche!). In realtà il paziente cinese che ha infettato i colleghi tedeschi non era davvero asintomatico. Una ulteriore indagine delle autorità sanitarie tedesche ha scoperto che il paziente era “pauci-sintomatico”, come definito sopra, cioè aveva mal di testa ed un po’ di febbre.

 

Prof. Antonio Cassone
Polo della genomica, genetica e biologia, Università di Perugia/Siena
Membro dell’American Academy of Microbiology

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