Candida auris, un fungo ed una seria minaccia alla nostra salute

Agostino Macrì
19 Novembre 2019
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Abbiamo chiesto a uno dei massimi esperti in materia, il Prof. Antonio Cassone, di spiegarci di cosa si tratta e come difenderci.

Non s’era mai verificato prima che la prestigiosa Istituzione degli Stati Uniti deputata alla prevenzione e controllo delle malattie infettive (Centers for Disease Control ; CDC. Atlanta, Georgia) qualificasse un fungo, Candida auris, come  imminente pericolo per la salute pubblica degli americani. Non si tratta di una sopravvalutazione: questo fungo, sconosciuto fino a pochi anni fa, continua a provocare epidemie associate all’assistenza sanitaria, (ospedali e case di cura) poco controllabili per una elevata difficoltà diagnostica, la velocità e la persistenza del contagio e, soprattutto, la resistenza nell’ambiente ed a molti comuni antibiotici antifungini. in particolare al fluconazolo.

Come altre specie del genere Candida, C.auris infetta soprattutto pazienti con deficit immunologici e debilitati da altre malattie ( tumori, diabete) o dopo estesi interventi chirurgici , ed in reparti di terapia intensiva, La mortalità è elevata, dal 30 fino al 60%  dei soggetti infettati.

 Caratteristica distintiva di questo nuovo patogeno, che poi spiega il suo grande potenziale epidemico, è la resistenza nelle strutture assistenziali : si diffonde rapidamente da un paziente all’altro e da una corsia all’altra. Può sopravvivere settimane o mesi su qualunque oggetto e di certo può inquinare e proliferare negli alimenti e nei liquidi per la nutrizione parenterale. Predilige per l’infezione la via respiratorie e quella ematica, sfruttando l’accesso coi vari dispositivi medici, soprattutto cateteri endovenosi. Giappone ed India ne hanno fatto amara esperienza con molti soggetti contagiati in diversi reparti. In Europa sono stati registrati casi in Germania, Belgio, Francia, Inghilterra e Spagna. Non risultano al momento infezioni od epidemie in Italia, dove comunque il livello di attenzione è alto.

Le misure di igiene personale, alimentare ed ambientale sono al momento le uniche che possono evitare il contagio. Per il personale sanitario è d’obbligo il lavaggio frequente ed accurato delle mani, usando un gel alcolico prima e dopo i contatti col paziente e gli oggetti a lui vicini o di frequente uso (vedi il telecomando). Stessa regola per il paziente:  lavaggio delle mani quando si esce dalla toilette e prima dei pasti, alloggio in camera singola, disinfettata ogni giorno ed in modo particolarmente energico ed esteso quando il paziente viene dimesso. Si racconta, ma non ho trovato diretta conferma nella letteratura qualificata, che in un ospedale americano si sia dovuto ricorrere all’abbattimento ed alla ristrutturazione di una stanza per eliminare il fungo! In caso di infezione, la prontezza nella diagnosi microbiologica e la ricerca accurata di un antibiotico cui il fungo sia ancora almeno parzialmente suscettibile, anche di vecchio uso, sono essenziali ma possono non bastare. Nuovi antibiotici sono allo studio ma è improbabile siano disponibili a breve.

Un’ ultima notazione. Candida auris è emersa pochi anni fa, improvvisamente, ed indipendentemente in tre diversi continenti, Asia, Americhe ed Europa, con distinti ceppi (biotipi) genetici. Non è quindi un singolo ceppo che poi si è diffuso come solitamente accade per altri patogeni emergenti. Si tratta perciò di un evento assai particolare che  non ha trovato ancora una spiegazione. Arturo Casadevall, professore alla Johns Hopkins University di Baltimora, ed uno dei più grandi esperti al modo di micologia medica, sostiene che  la “nascita” di questo fungo potrebbe essere in parte dovuta al  riscaldamento globale. L’innalzamento delle temperature avrebbe favorito il passaggio di un fungo ambientale, prima incapace di infettare perché abituato a vivere a temperature più basse di quelle corporee, ad organismo termotollerante, quindi potenzialmente patogeno. Si tratta solo di una ipotesi, ma che innalzamenti di temperature ambientali, anche di qualche grado, possano selezionare nuovi germi, prima esclusivamente  saprofiti, e renderli capaci di infettare animali a sangue caldo come l’uomo, non sarebbe certo un evento del tutto inaspettato ed improbabile. Fra le risapute, nefaste conseguenze del riscaldamento globale, aspettiamoci, quindi, anche la visita, non gradita, di  nuovi ed insospettabili microbi patogeni.

 

Prof. Antonio Cassone

Membro dell’American Academy of Microbiology

Già Direttore del Dipartimento di Malattie Infettive dell’Istituto Superiore di Sanità, Roma.

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