Allergia al Nichel: come difendersi

Agostino Macrì
2 Settembre 2020
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Il Nichel (Ni) è un elemento minerale molto diffuso in natura; è ampiamente impiegato per la preparazione di oggetti come stoviglie, maniglie di porte, monili, articoli da abbigliamento, oggetti di bigiotteria, ecc.). Dal terreno dove è presente in piccole quantità, può disciogliersi nell’acqua ed essere assorbito da tutti i vegetali.

E’ quindi possibile  trovarne tracce nell’acqua potabile (inclusa quella minerale) nella frutta, la verdura e anche negli alimenti provenienti da animali che consumano grandi quantità di vegetali.

Generalmente la concentrazione di Ni negli alimenti è inferiore a 0,5 mg /kg di alimenti. Non è possibile dire con precisione quali sono gli alimenti maggiormente “contaminati”, ma si hanno dati analitici sulla presenza di Ni in albicocche, cavoli, spinaci, arachidi, carote, pomodori, ostriche, fichi, cipolle, asparagi, lenticchie, farina di grano intero, fagioli, liquirizia, pere cotte, funghi, mais, lattuga, piselli, mandorle, thè, aragosta, cacao e cioccolato, avocado, mirtilli, avena, grano saraceno, noci e nocciole, broccoli, patate. Un elenco completo si trova nel rapporto “Nickel in food and drinking water – EFSA Journal 2015; 13 (2): 4002”.

Effetti sulla salute

Il Ni possiede un ruolo fisiologico nel regolare il metabolismo ormonale e glucidico ed è anche presente in alcuni enzimi; una sua eventuale carenza non sembra però provocare gravi danni.

Una certa preoccupazione è legata ai possibili effetti tossici. Per chiarire i dubbi esistenti, l’EFSA (Agenzia Europea per la Sicurezza Alimentare) è stata incaricata di fare una valutazione dei rischi legati alla assunzione del Ni per via alimentare. Il Comitato di esperti che ha fatto il lavoro ha esaminato diverse centinaia di studi scientifici.

Dalla lettura del rapporto sopra riportato si rileva che gli alimenti sono la principale fonte di assunzione di Ni, mentre meno importante è quella attraverso il fumo di tabacco o l’acqua.

Dagli studi sulla sicurezza del Ni, emerge che, ai livelli normali di assunzione, non ci sono pericoli significativi a carico della funzionalità dei vari organi e tessuti. Infine non ci sono pericoli diretti di mutagenesi, cancerogenesi e sulla riproduzione.

Sulla base delle informazioni disponibili, è stata fissata una dose accettabile giornaliera di 2,2 mcgr /kg di peso corporeo. Tale valore è molto cautelativo e difficilmente può essere superato con una normale dieta.

Allergia al Ni

Oltre a queste osservazioni rassicuranti l’EFSA ha messo in evidenza il pericolo serio per le persone allergiche  al Ni.

Come è noto le allergie sono causate da “difetti” del sistema immunitario  per cui l’organismo risponde in modo anomalo quando viene a contatto con sostanze che ritiene estranee. Nel caso del Ni le persone allergiche reagiscono con lo sviluppo di alterazioni cutanee più o meno intense.

Le forme più conosciute sono quelle provocate da anelli, bracciali, piercing, ecc. costruiti con materiali contenenti Ni.

Le stesse reazioni cutanee possono essere provocate dal consumo di alimenti contenenti Ni. La gravità della reazione allergica può variare da individuo a individuo e anche dal contenuto di Ni ingerito.

Nei casi in cui compaiono i sintomi allergici è possibile curarli con preparati a base di cortisonici. E’ però opportuno  rivolgersi alle cure mediche sia per fare una diagnosi precisa, sia per ottenere una terapia adeguata.

Prevenzione

Al momento sembra che non esistono trattamenti efficaci per eliminare l’allergia al Ni. La prevenzione più efficace è quella di evitare di indossare e/o di venire a contatto con oggetti che contengono il metallo.

Molto più complicata è la prevenzione “alimentare” perché il Ni è molto diffuso. Probabilmente esiste un valore “soglia” di Ni negli alimenti che non provoca le irritazioni cutanee. Però tale valore piò cambiare da individuo a individuo. Inoltre la “contaminazione” è dipendente dalla composizione del terreno in cui sono coltivati i vegetali. Comunque è noto che i soggetti allergici non possono mangiare alcuni prodotti potenzialmente particolarmente ricchi di Ni.

Un aiuto può arrivare dalle colture idroponiche. Come è noto le piante sono coltivate in serre in cui il terreno è sostituito da soluzioni acquose contenenti i nutrienti di cui hanno bisogno. In questo modo è possibile evitare la presenza di Ni. In commercio già sono disponibili degli ortaggi privi del metallo anche se il loro prezzo è relativamente elevato.

Difese

I soggetti allergici al Ni  possono difendersi con relativa facilità  evitando il contatto con materiali contenenti il metallo. Più problematica e la difesa dagli alimenti in cui non è molto agevole conoscere il livello di “contaminazione”. Una via d’uscita sono i vegetali da colture idroponiche di cui però non esiste una grande varietà e peraltro i costi sono maggiori.  

 

* informazioni dettagliate si trovano nel Rapporto ““Nickel in food and drinking water – EFSA Journal 2015; 13 (2): 4002”.

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