Il caso degli spinaci contaminati (e l’importanza dei controlli)

Agostino Macrì
13 Aprile 2021
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Una notizia che non ha trovato molto risalto tra i media, e che merita di essere approfondita, riguarda un centinaio di persone  rimaste intossicate in Slovacchia nello scorso mese di marzo, dopo aver mangiato una purea di spinaci congelati.

L’intossicazione era caratterizzata dalla secchezza delle mucose, riduzione del flusso salivare, secchezza dalla lingua, dilatazione delle pupille, eritemi cutanei. Alcune persone hanno avuto vertigini, palpitazioni, disorientamento e allucinazioni.

I sintomi sono comparsi da pochi minuti fino a qualche ora dal consumo della purea e sono continuati da 24 a 48 ore dalla loro comparsa.

Anche se non sono disponibili notizie precise sembra che tutte le persone sono guarite.

Le Autorità sanitarie non hanno potuto conoscere l’esatto numero di persone colpita da questa intossicazione anche perché probabilmente non tutti sono ricorsi alle cure mediche.

Dalla sintomatologia osservata si è ritenuto che l’intossicazione sia dipesa dalla contaminazione degli spinaci con alcaloidi tropanici  contenuti nello stramonio (una pianta con fiori bianchi a campana) e conosciuti per le  proprietà allucinogene.

Le partite degli spinaci contaminati (prodotti in Slovacchia e Repubblica Ceca) sono stati ritirati dal commercio.

Gli alimenti surgelati sono molto sicuri in quanto le regole per la loro produzione sono estremamente rigorose e dovrebbero essere le stesse per tutti i Paesi della Unione Europea.  In particolare ai produttori viene richiesto, oltre che il rispetto di ottime condizioni igieniche di lavorazione, anche un accurato controllo della qualità e la sicurezza delle materie prime utilizzate per produrre gli alimenti surgelati.

Nel caso che si è verificato in Slovacchia qualcosa non ha funzionato e probabilmente negli spinaci è finito anche lo stramonio che non è stato possibile individuare e separare. Peraltro non si sa se si trattava della pianta, dei fiori o dei semi che dovrebbero essere sfuggite al controllo prima di essere trasformate in purea.

Si è trattato di un incidente che nel nostro Paese quasi sicuramente sarebbe stato evitato; infatti i produttori di surgelati vegetali, sono convenzionati con agricoltori sui quali esercitano un controllo direttamente in campo. per evitare di surgelare prodotti potenzialmente a rischio.

Molte materie prime sono acquistate dal mercato. In questi casi sono effettuati controlli, inclusi quelli chimici e microbiologici, molto accurati per evitare di mettere in lavorazione alimenti contaminati. Sugli alimenti surgelati “finiti” si fanno altri controlli per cui è improbabile che sulle nostre tavole arrivino alimenti potenzialmente pericolosi.

Dobbiamo però ricordare  quanto avvenuto negli anni scorsi con i frutti di bosco surgelati contaminati con il virus dell’epatite che hanno provocato delle infezioni in centinaia di persone. La malattia si manifestò perché i microrganismi (virus e batteri) sopravvivono alle temperature di congelazione e mantengono il loro potere infettante. Ricordiamo che quando si scoprì la contaminazione microbica nei frutti di bosco, il Ministero della salute raccomandò la loro cottura e di fatto tutti i prodotti sospetti vennero tolti dal commercio.

Si ribadisce infine che le nostre aziende alimentari debbono effettuare un autocontrollo costante e nel caso riscontrino delle irregolarità debbono segnalarle al Ministero della Salute e ritirare dal commercio tutte le partite degli alimenti irregolari. Ovviamente questa procedura deve essere seguita anche per gli alimenti surgelati.

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