Peste suina africana: cosa sapere

Agostino Macrì
30 Maggio 2022
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Agli sportelli dell’UNC sono arrivati diversi quesiti sulla peste suina africana, facciamo chiarezza.

La peste suina africana (PSA) e i cinghiali sono un coacervo di interessi sanitari, economici, ambientali, etici sovrastati da una informazione non sempre corretta.

I cinghiali

I cinghiali sono degli animali molto prolifici che una volta erano presenti in modo sporadico e generalmente confinati nelle riserve di caccia. Erano prede molto ambite e per cacciarle si organizzavano battute con gruppi di cacciatori che si appostavano anche per ore in attesa del transito di qualche cinghiale stanato da mute di cani.

La carenza di cinghiali ha spinto le organizzazioni venatorie al ripopolamento con l’introduzione di animali provenienti anche da altri Paesi e contemporaneamente alla limitazione della caccia.

I risultati non si sono fatti attendere e nel giro di pochi anni i cinghiali si sono moltiplicati in modo impressionante tanto che adesso si stima la presenza in Italia da uno a due milioni di capi.  I cinghiali, spinti dalla fame, devastano molte colture agricole e stanno cominciando a “frequentare” i centri urbani dove trovano “pastura” tra i rifiuti alimentari posti nei cassonetti prima di essere smaltiti; trattandosi di animali che diventano anche aggressivi non sono mancati gravi incidenti anche mortali per le persone che si sono imbattuti nella loro presenza.

 

Le misure da adottare contro la peste suina

Finora ci si è preoccupati soprattutto dei danni “fisici” provocati dei cinghiali; per tamponare i guai provocati agli agricoltori esistono forme di indennizzo da parte delle Autorità pubbliche. Gli indennizzi sono però una misura “palliativa” che in qualche modo tollera la presenza dei cinghiali i quali possono riprodursi con relativa tranquillità. E’ invece necessario contenerne e ridurne drasticamente il numero.

Sulle misure da adottare esiste una forte contrapposizione tra gli agricoltori che subiscono i danni e un buon numero di persone che non subiscono danni diretti, sensibili al benessere e alla difesa degli animali.

I primi sono propensi all’abbattimento selettivo con la caccia di un rilevante numero di animali.

Gli “animalisti” preferirebbero applicare dei metodi incruenti per contenere la popolazione dei cinghiali. quali la sterilizzazione “farmacologica”.

I problemi da risolvere sono comunque molteplici per cui è in atto un fiorire di proposte e discussioni che al momento non hanno portato a risultati apprezzabili.

 

La peste suina africana

Nel bel mezzo delle infruttuose discussioni, nel nostro Paese è sbarcata la peste suina africana (PSA) che ha colpito un numero non ancora ben conosciuto di cinghiali.

 

La PSA è una malattia infettiva di origine virale ad esito spesso letale che colpisce soltanto i suidi (suini, cinghiali, facoceri) dove si manifesta con febbre, costipazione, perdita di appetito, difficolta respiratorie e soprattutto emorragie diffuse a carico della cute e degli organi interni. La malattia si può diffondere per contatto diretto, attraverso insetti vettori e attraverso il contatto con le deiezioni degli animali ammalati.

Va chiarito che la PSA non è una zoonosi e non si trasmette all’uomo né per contatto diretto, né attraverso l’eventuale consumo di carni di animali ammalati.

 

Il pericolo della diffusione tra i suini

Esiste però il pericolo della diffusione tra i suini. In questi casi, non essendo disponibili né vaccini, né farmaci efficaci, sarebbe necessario isolare gli animali infetti e tutti quelli esposti al contagio e procedere al loro abbattimento e distruzione mediante incenerimento.

Ovviamente nelle zone eventualmente colpite deve essere proibita la “movimentazione” dei suini e anche la commercializzazione di carni e salumi con conseguenze economiche disastrose per gli operatori del settore.

Nel caso attuale in cui ad essere colpiti sono i cinghiali selvatici non è molto agevole isolare gli animali infetti e/o che possono essere stati infettati e quindi procedere al loro abbattimento. Rimane invece il rischio concreto di una ampia diffusione della PSA, anche tra i maiali allevati.

Le Autorità sanitarie si stanno adoperando per tentare di contenere la diffusione della PSA isolando gli animali ammalati ed eliminandoli in modo selettivo.

Il problema però si potrà risolvere soltanto riportando i cinghiali a un numero compatibile con le risorse ambientali; questo risultato si può ottenere con azioni molto decise che includono l’abbattimento di centinaia di migliaia di capi. Si tratta di decisioni impopolari che devono essere prese dagli amministratori comunali, regionali e ministeriali. 

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