Alcaloidi pirrolizidinici: alcuni alimenti vegetali possono presentare dei problemi

Agostino Macrì
10 Agosto 2016
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La natura ha dotato le piante di numerose sostanze chimiche per difendersi dagli “aggressori” provenienti dal regno animale come gli erbivori e gli insetti fitofagi. Si tratta di sostanze che, di fatto, provocano vari tipi di “intossicazioni” a chi le ingerisce; gli animali che vivono allo stato selvatico conoscono bene i pericoli derivanti da alcune di queste piante e sono in grado di distinguerle ed evitano di consumarle. Può invece capitare che nel fieno rimanga qualche pianta “velenosa”; si tratta comunque di piccole quantità che non incidono sullo stato di salute degli animali e non lasciano residui nel loro corpo. Come è noto l’uomo è molto furbo e non esita a consumare ogni sorta di piante incluse quelle esotiche,  trovando in esse importanti valori nutrizionali, rimedi curativi, azioni stimolanti, ecc., nella convinzione piuttosto diffusa che qualsiasi prodotto o alimento naturale non può che essere sicuro e molto benefico per il nostro organismo. La realtà è invece molto diversa e un esempio delle insidie nascoste nei vegetali è rappresentato dagli alcaloidi pirrolizidinici (AP).  Di sostanze con questa struttura chimica ne esistono circa 600 e si trovano in oltre 6000 piante, prevalentemente “malerbe”, diffuse in tutto il mondo. Purtroppo molti dei PA sono epatotossici e secondo lo IARC (Agenzia Internazionale per il Cancro) sono probabili cancerogeni. L’Autorità Alimentare Europea (EFSA) ha espresso un parere simile affermando che i PA  “possono agire sull’uomo da cancerogeni genotossici, cioè possono provocare il cancro e causare danni al DNA, il materiale genetico cellulare”. Le informazioni sulla presenza dei PA nei vegetali non sono esaurienti e quindi non sappiamo con precisione quali siano quelli cui fare attenzione. Si sa che la borragine ne contiene discrete quantità. Gli AP sono presenti anche in alcune varietà di tè e nel miele grezzo ottenuto da api che lo trasportano con il polline dalle piante che li contengono. Proprio alcuni tipi di miele grezzo, secondo l’EFSA, potrebbero rappresentare un pericolo se consumati in quantità elevate. Il Ministero della Salute è intervenuto raccomandando ai produttori di alimenti a base di piante (tisane, integratori vegetali, ecc.) di effettuare controlli accurati sulla presenza degli AP; tali controlli consentono sia di prevenire eventuali pericoli per i consumatori, sia di raccogliere elementi utili all’EFSA per una valutazione completa dei rischi degli AP. Cosa bisogna fare per eliminare o quanto meno minimizzare i pericoli degli AP ? Per quanto riguarda il miele limitare il consumo di quello “grezzo” artigianale in quanto è assai improbabile che siano fatti dei controlli per la presenza degli AP. E’ preferibile utilizzare tisane, preparati erboristici ecc., di produzione industriale che debbono essere sottoposti a controlli preventivi da parte delle aziende. Bisogna infine fare attenzione alle varie erbe di campo che vengono raccolte per il consumo diretto ed in particolare la borragine. Come tutti gli alimenti, anche quelli vegetali non sono esenti da pericoli e con il tempo se ne scoprono continuamente di nuovi. L’importante è essere informati e imparare a gestire i rischi, piccoli o grandi, connessi con la nostra alimentazione facendo attenzione a “filtrare” le notizie allarmistiche. In fin dei conti i vegetali contenenti gli PA hanno un livello di pericolosità analogo a quello della carne rossa processata che tanto clamore ha suscitato non molto tempo fa. E’ quindi bene evitare di seguire i tanti “catastrofisti” che imperversano nel nostro quotidiano e continuare a mangiare e bere di tutto, ma con moderazione seguendo dei sani stili di vita.   Si consiglia di prendere visione del seguente comunicato dell’EFSA https://www.efsa.europa.eu/it/press/news/111108a
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