Pane al carbone: un aiuto all’aumento della natalità?

Agostino Macrì
30 Dicembre 2015
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Il consumo del pane al carbone si è abbastanza diffuso e non tutti sono a conoscenza di quali conseguenze ne possono derivare. Cerchiamo di capire meglio di cosa si tratta. Per produrlo è necessario aggiungere all’impasto circa 15 grammi di carbone attivo per ogni kg di farina.Il carbone attivo si ottiene dalla combustione incompleta del legno e durante questo processo possono formarsi sostanze molto pericolose come gli idrocarburi policiclici aromatici (IPA). Le norme vigenti impongono dei limiti di tolleranza molto bassi di IPA per il carbone impiegato a scopo alimentare e/o farmaceutico. Infatti il carbone attivo può essere impiegato come additivo per la “colorazione” di alcuni alimenti oppure come integratore alimentare o anche come farmaco. Bisogna subito precisare che nella produzione del pane non è permesso l’uso di nessun additivo alimentare; è invece permesso l’impiego come additivo in alcuni prodotti da forno. In pratica sembrerebbe che l’impiego che se ne fa nel pane comune sia illegale. E’ invece ben conosciuto l’effetto “farmacologico” del carbone attivo che deriva dalla sua capacità di “adsorbire” e neutralizzare a livello intestinale diverse sostanze e/o gas potenzialmente nocivi. E’ quindi indicato nei casi di aerofagia, flatulenza, digestioni difficili, ecc. Le sue proprietà benefiche sono state riconosciute anche dall’EFSA che ne ha approvato il “claim” nutrizionale e proprio per questo motivo in commercio sono disponibili degli integratori alimentari a base di carbone attivo. La sua capacità adsorbente si esplica nei confronti di molte sostanze chimiche benefiche ed anche di diversi farmaci, per cui l’impiego dovrebbe essere in qualche modo consigliato o controllato da un medico. Quali sono le conseguenze per i consumatori di pane al carbone? La prima è di carattere economico. E’ noto che il costo di questo pane può arrivare intorno ai sette euro al kg e si tratta di un prezzo decisamente truffaldino. 15 grammi di carbone attivo costano circa 15 centesimi che non possono giustificare il raddoppio o triplo del costo dello stesso pane “normale”. Il carbone attivo impiegato dalle aziende farmaceutiche o da quelle che producono integratori alimentari è sicuramente controllato per verificarne la “purezza” e in particolare l’assenza degli IPA a livelli potenzialmente dannosi. Non si può essere certi della qualità del carbone impiegato dai fornai anche perché, come accennato, non c’è certezza che tale impiego sia legale. Esiste poi il problema più serio della capacità del carbone attivo di “adsorbire” a livello intestinale alcuni farmaci rendendoli inefficaci. Non si tratta soltanto di prendere precauzioni nel caso di terapie occasionali per combattere  alcune malattie, ma anche nei casi di assunzioni costanti di farmaci che riguardano un gran numero di persone. Basti pensare alla “pillola” anticoncezionale assunta da molte donne i cui principi attivi potrebbero essere “adsorbiti” e neutralizzati dal carbone attivo. Certo potrebbe trattarsi di un buon aiuto all’aumento delle natalità. Ovviamente quanto detto per il pane vale anche per i cornetti o altri prodotti da forno cui viene aggiunto il carbone e che sembra siano piuttosto diffusi. Anche se il titolo di questo articolo è volutamente ironico e provocatorio il consiglio che si può dare è quello di consumare prodotti alimentari contenenti carbone essendo coscienti che si paga un prezzo esagerato per ottenere qualche beneficio “digestivo” e per correre il rischio di qualche effetto non previsto e non desiderato.
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