I veleni naturali degli alimenti: un grave pericolo largamente ignorato

Agostino Macrì
28 Marzo 2017
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I media ci propinano quotidianamente messaggi terroristici che evocano pericoli di ogni genere presenti nei nostri alimenti. Sembra, ma forse è vero, che dietro alle varie campagne ci siano strategie mirate a favorire determinati alimenti piuttosto di altri. Basti pensare a quanto è successo con le criminalizzazioni delle carni bovine, dell’olio di palma, dei salumi, dello zucchero, degli alimenti OGM e cosi via, avvenute sulla base di erronee interpretazioni di pareri scientifici oppure di qualche “illuminato” esperto in grado di suggestionare i “media” in modo tale da condizionare i comportamenti negli acquisti dei cittadini.

I bersagli preferiti sono quasi sempre alimenti industriali per i quali esistono straordinari interessi economici; un messaggio allarmistico ben gestito può rovinare un’azienda e magari fare la fortuna di un’altra con possibili vantaggi per l’allarmista di turno.

Incredibilmente da questo clima di caccia alle streghe rimangono fuori molte sostanze “naturali” come i veleni delle piante, le ittiotossine e le micotossine che possono creare problemi molto seri alla salute dei cittadini.

Lo scorso 24 marzo a Brescia si è tenuto un importante convegno in cui si è parlato a tutto campo delle micotossine ed in particolare della loro diffusione e pericolosità per i consumatori.

In questo blog abbiamo già affrontato il problema Aflatossine: cosa sono e perché si trovano nei pistacchi e Micotossine: che cosa sono e come difendersi ma si ritiene utile riprendere l’argomento trattando in modo più dettagliato i vari veleni naturali a cominciare, in questo articolo, dalle aflatossine; seguiranno poi articoli su altri veleni naturali.

Aflatossine.

Esistono diverse aflatossine che hanno la stessa struttura chimica di base e che si producono durante lo sviluppo di alcuni funghi microscopici (Aspergillum, Fusarium) che possiamo vedere sotto forma di muffe. Le muffe possono crescere su molti alimenti (cereali, leguminose, erbe aromatiche, salumi, formaggi, ecc.), ma soltanto in particolari condizioni ambientali producono le aflatossine.

La prima volta che ci si accorse della tossicità delle aflatossine fu quando si ebbe una moria di pulcini di tacchini cui venne somministrato un mangime contenente farine di arachidi fortemente contaminate.

Successivamente vennero condotte delle indagini epidemiologiche su alcune popolazioni africane che permisero di associare la comparsa di tumori epatici al consumo abituale di arachidi. Purtroppo in quelle condizioni ambientali calde e umide è facile che le arachidi ammuffiscano e che siano contaminate con aflatossine; le arachidi sono costituenti importanti di molte persone in Africa e i rischi di contrarre tumori sono molto elevati.

Diverse ricerche scientifiche hanno poi confermato con studi di laboratorio che le aflatossine sono cancerogene e anche genotossiche, ovvero hanno la capacità di danneggiare il DNA e  provocare gravi lesioni cellulari che possono anche essere causa di tumori.

Sulla base delle informazioni scientifiche disponibili l’Agenzia Internazionale per lo studio del cancro (IARC) ha definito le aflatossine come cancerogene per l’uomo.

 

Quali armi di difesa per i consumatori?

Tutti gli alimenti ammuffiti possono rappresentare un pericolo e quindi bisogna imparare ad escluderli dalla nostra alimentazione.

In generale si può affermare che gli alimenti trasformati che acquistiamo nei canali di vendita legali (prodotti da forno, frutta secca, salumi, formaggi, ecc.) sono soggetti a controlli preventivi e sono esenti da contaminazioni pericolose.

Esistono infatti norme di legge molto severe che impongono il rispetto di limiti di tolleranza estremamente rigorosi.

Problemi possono esserci quando si acquistano alimenti che possono sfuggire  ai controlli oppure quelli che conserviamo per lungo tempo in casa. Esempi sono le arachidi tostate da venditori ambulanti, cereali o legumi che teniamo in casa esponendoli all’umidità e al caldo, formaggi e salumi che ammuffiscono, ecc. Bisogna tenere presente che le Aflatossine non sono distrutte dal calore e quindi anche dopo la cottura o altri trattamenti termici (es. tostatura), mantengono inalterata la loro pericolosità.

Quindi per essere sicuri dobbiamo escludere dalla nostra alimentazione tutti gli alimenti ammuffiti. Non dovrebbe neanche essere consumata la frutta secca (arachidi, pistacchi, noci, mandorle, ecc.) ammuffite o che presentino colori anomali.

Anche i foraggi e i mangimi destinati agli animali produttori di latte possono essere contaminati con le Aflatossine. In questi casi il latte ne potrebbe contenere residui. Per prevenire il pericolo esistono norme di legge che non consentono di somministrare agli animali alimenti che possono rappresentare un pericolo per loro e per i consumatori. In ogni caso il latte e i formaggi sono controllati prima di essere messi in commercio.

In conclusione le Aflatossine sono un problema molto serio che le Autorità sanitarie tengono sotto controllo con norme molto rigorose. Per eliminare ogni pericolo è però necessario che tutti noi prendiamo coscienza dei pericoli ed impariamo a gestire in modo corretto i nostri alimenti.

Leggi la seconda puntata I veleni negli alimenti: un grave pericolo ignorato (seconda puntata)

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