L’informazione si fa coinvolgendo i consumatori

Agostino Macrì
31 Dicembre 2013
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La mozzarella di bufala campana è un alimento a denominazione di origine protetta (DOP) che viene prodotta nelle Regioni in cui esiste l’allevamento del bufalo e più precisamente in Campania, nel Lazio, nel Molise e nella Puglia. Come per tutti gli altri prodotti tipici (DOC, IGP, ecc.), anche per la mozzarella di bufala esiste un consorzio che ha il compito di controllare il rispetto del disciplinare di produzione per garantire la qualità e la sicurezza del prodotto. Esistono poi numerosi Enti pubblici di controllo, tra cui in particolare i servizi di prevenzione delle Asl competenti per territorio, che intervengono lungo l’intera filiera produttiva con verifiche periodiche. Il sistema messo in atto serve a garantire ai consumatori che i prodotti commercializzati siano salubri, ma anche che abbiano elevate caratteristiche qualitative e organolettiche. Il comparto dell’allevamento bufalino e della produzione della mozzarella è spesso oggetto di “attenzione” da parte dei media che non di rado lo demonizzano a causa di illeciti e di problemi sanitari. Nonostante gli sforzi effettuati e i ripetuti interventi delle Autorità sanitarie, esiste ancora la paura della brucellosi e ci sono pregiudizi sulla qualità igienico sanitarie delle mozzarelle di bufala. Questi pregiudizi sono accresciuti da quando i media hanno affrontato il problema della “terra dei fuochi” che, come è noto riguarda lo sversamento di rifiuti nocivi e/o tossici in una zona di circa 800 ettari situata tra la Provincia di Napoli e quelle di Caserta. In questa zona esistono alcuni allevamenti di bufali e, nonostante le rassicurazioni degli organi pubblici e dello stesso Consorzio della mozzarella di bufala campana, le notizie dei media hanno contribuitola a creare una sorta di psicosi che, di fatto, ha terrorizzato molti cittadini portandoli a considerare la mozzarella di bufala un alimento pericoloso quindi a eliminarla dai loro acquisti: è stato calcolato che negli ultimi mesi il calo delle vendite ha raggiunto circa il 30%. In conseguenza di questa situazione diversi allevamenti e caseifici hanno conosciuto una crisi e hanno dovuto affrontare danni economici non indifferenti con il pericolo di perdita di posti di lavoro. La campagna mediatici che si è scatenata ha anche avuto effetti negativi sull’immagine degli alimenti prodotti in Campania e di quelli “made in Italy”. Si tratta di una situazione molto complessa, e una conseguenza del “terrorismo mediatico” sfocia spesso in una mancanza di fiducia dei cittadini nei confronti delle istituzioni. Si dà maggiore ascolto a qualche cronista in cerca di “scoop” piuttosto che ad autorevoli esperti la cui voce viene sovrastata dal clamore di qualcuno che cerca facile notorietà. Per cercare di contrastare questo “malcostume”, il Consorzio della mozzarella di bufala campana ha cercato una nuova via ricorrendo alla collaborazione delle organizzazioni dei consumatori. L’approccio è stato molto semplice. A quattro organizzazioni di consumatori è stato chiesto di acquistare delle mozzarelle di bufala DOP in normali esercizi commerciali. Su questi campioni assolutamente casuali sono state commissionate le opportune indagini per verificare la presenza di brucelle, di alcuni metalli pesanti, delle diossine e dei PCB che rappresentano le principali preoccupazioni per l’opinione pubblica. Il costo delle analisi è ricaduto sul Consorzio e le analisi stesse sono state effettuate da un laboratorio tedesco certificato. La scelta del laboratorio tedesco è stata fatta per ragioni di opportunità in quanto è noto l’atteggiamento critico degli stranieri nei confronti delle nostre produzioni alimentari; in questo modo si è sperato di spegnere sul nascere ogni sospetto di “aggiustamento” dei risultati. Si è quindi instaurato un rapporto diretto tra organizzazioni dei consumatori e laboratorio tedesco nella trasmissione dei risultati. L’approccio è sicuramente innovativo in quanto le organizzazioni dei consumatori  sono state coinvolte nel sistema di controllo e si sono trovate nella condizione di poter “gestire” direttamente le informazioni disponibili. Ne ha ovviamente tratto un vantaggio il Consorzio che ha avuto modo di poter dimostrare concretamente la sua trasparenza. I risultati ottenuti con le analisi sono stati molto soddisfacenti poiché hanno dimostrato l’assenza di irregolarità e di pericoli nei campioni di mozzarella esaminati. Indipendentemente dai risultati, quanto avvenuto deve fare riflettere. È assolutamente necessario e fondamentale che i cittadini riacquistino fiducia nelle istituzioni. Perché questo avvenga, è però necessario studiare nuovi approcci e nel contesto attuale il coinvolgimento diretto delle organizzazioni dei consumatori appare di fondamentale importanza. Il modello che è stato applicato in questa situazione è interessante merita di essere perfezionato e reso più efficace; quello che comunque bisogna assolutamente evitare e che le istituzioni vengono viste come una torre eburnea inattaccabile, e il raggiungimento di questo obiettivo richiede la maggior trasparenza possibile, in modo da dimostrare in modo inequivocabile l’autorevolezza e la serietà delle istituzioni. Fonte: “Settimana veterinaria”
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