Aethina Tumida: una nuova minaccia per le nostre api

Agostino Macrì
14 Novembre 2014
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È emergenza nel settore dell’apicoltura. A settembre in Calabria è stata accertata un’infestazione degli alveari da parte del coleottero tropicale Aethina Tumida (proveniente dall’Africa) che potrebbe mettere in ginocchio la produzione italiana di miele. Questo nuovo parassita è molto pericoloso perché distrugge le colonie dell’ape mellifera, danneggia i favi alimentandosi del polline e del miele immagazzinato. In particolare scava gallerie tra le celle che contengono miele, cibandosi e defecandovi all’interno, provocando così sbiadimento e fermentazione dello stesso che non rendono possibile la vendita. Nei casi di infestazione grave, le api potrebbero essere indotte ad abbandonare il loro alveare. Inoltre il coleottero può volare per lunghe distanze e quindi contaminare zone sempre più ampie. Purtroppo sembra che il focolaio identificato in Calabria si stia estendendo. Per questo motivo, il Ministero della Salute e il Ministero per le Politiche Agricole Alimentari e Forestali hanno adottato le prime misure di controllo e attivato le procedure di eradicazione dell’insetto per contrastarne la diffusione sul resto del territorio nazionale. Questa procedura consiste nel sigillare gli alveari, accatastarli e bruciarli; successivamente viene arato il terreno e trattato con pesticidi anti-larvali. È opportuno precisare che l’apicoltore, accertata la presenza del coleottero, ha l’obbligo di distruggere l’allevamento, ma le istituzioni promettono di risarcire gli allevatori per i danni subiti dalla distruzione degli alveari. Al momento sono stati bruciati oltre 2500 alveari, se l’epidemia continua si metterà a rischio di estinzione l’ape italiana e causerà gravi ripercussioni all’ecosistema e alle produzioni agrarie. Per arginare il problema è necessaria la collaborazione di tutti. Chiunque dovesse venire a conoscenza della presenza della malattia dovrebbe informare le Autorità preposte al controllo quali, ad esempio, i Servizi Veterinari delle ASL. (Martina Bernardi)
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