Piante curate con antibiotici, in pochi lo sanno!

Agostino Macrì
15 Giugno 2016
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Le piante, come gli animali, sono soggette a malattie provocate da virus, batteri, funghi e parassiti. Quando a essere colpite sono le piante che producono alimenti è necessario intervenire con cure adeguate per evitare di perdere i raccolti. Noi tutti siamo a conoscenza dell’uso di fitofarmaci quali gli insetticidi e i fungicidi e ci preoccupiamo della possibile presenza di residui nella frutta e nella verdura, pochi sanno però che alcune malattie batteriche vegetali si curano con gli antibiotici. Le piante sensibili alle malattie batteriche sono i meli, i peri, i peschi, i kiwi, il riso e, come si è recentemente visto anche in Italia, gli olivi con la xilella. Per fronteggiare le malattie batteriche, alcuni Paesi hanno autorizzato l’”irrorazione” degli antibiotici direttamente sulle piante a scopo preventivo prima dello sviluppo dei frutti; in questo modo si previene il pericolo della presenza di residui. Anche se sembra poco credibile, in alcuni casi si fanno iniezioni di ossitetraciclina direttamente nel fusto delle piante. L’impiego tuttavia non è legale in tutti i Paesi: si hanno informazioni certe della legalizzazione negli USA, in Israele, nella Nuova Zelanda, nel Canada, nel Messico e nel Giappone (per il riso); in casi di emergenza anche in Europa la Germania, l’Austria e la Svizzera possono consentire l’uso degli antibiotici nei frutteti. Secondo quanto riportato da Stokwell e Duffy nel 2012, non si sa bene quale sia la situazione in altri Paesi grandi produttori come la Cina, ma probabilmente l’impiego è piuttosto elevato. Nell’Unione Europea invece, l’impiego degli antibiotici in campo vegetale non è consentito anche se l’impiego degli antibiotici nei frutteti è un aiuto molto importante per gli agricoltori: basti pensare che in Italia nel 1990 è stato necessario tagliare 500.000 alberi di pere infetti che potevano essere salvati con una cura di antibiotici. I motivi che hanno portato a non autorizzare gli antibiotici sono legati al pericolo che un trattamento di questo tipo possa portare alla comparsa di microrganismi farmacoresistenti. In questo caso il problema non riguarda soltanto le piante, per le quali non ci sarebbero mezzi terapeutici efficaci, ma (e soprattutto) per gli animali e per l’uomo. Il carattere della “farmacoresistenza” potrebbe essere “trasferito” ad altri microrganismi potenzialmente patogeni anche per l’uomo. Il divieto d’impiego degli antibiotici nei vegetali sembra quindi essere pienamente giustificato; infatti a fronte di un indubbio beneficio per le produzioni vegetali, si presenta un rischio importante per la salute pubblica. Resta comunque il fatto che i nostri frutticoltori si trovano in una situazione svantaggiata nei confronti di quelli di altri Paesi; in caso di malattie batteriche delle piante i nostri subiscono gravi danni e i costi di produzione sono molto più elevati. Insomma produrre in sicurezza in questi casi non paga e la nostra frutticoltura di eccellenza corre il rischio di essere sopraffatta dalla  concorrenza di chi può adoperare in modo disinvolto gli antibiotici.
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