McDonald’s e olimpiadi brasiliane

Agostino Macrì
5 Settembre 2016
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Il Washington Post riferisce che i ristoranti a disposizione degli atleti partecipanti alle olimpiadi di Rio, non sono stati di grande qualità e che per mangiare in modo accettabile hanno preferito rivolgersi a quelli della catena McDonald’s. L’affluenza sembra essere stata talmente elevata che i gestori della catena sono stati costretti a “razionare” la distribuzione dei panini limitandoli a un numero di 20 a persona. Il fenomeno si presta ad alcune considerazioni. Quello che da molti è considerato il prototipo del “cibo spazzatura” sembra essere, almeno in Brasile durante le olimpiadi, di gran lunga superiore di alimenti elaborati in cucina. Forse bisognerebbe cominciare a riconsiderare gli alimenti “standardizzati”. Oltre alle “polpette”, ci sono molti alimenti precotti, le merendine, i biscotti, i cereali per la prima colazione, e tanti altri prodotti che ormai fanno parte della nostra alimentazione. Nella maggior parte dei casi, essi sono il frutto di importanti attività di ricerca industriale finalizzate all’ottenimento di alimenti graditi ai consumatori e rispondenti a ottimi requisiti qualitativi e di sicurezza alimentare. Il principale problema di questi alimenti è che hanno un valore calorico molto elevato. In 100 grammi di biscotti o di una merendina ci sono oltre 400 kcal. In un panino della McDonald’s le calorie possono arrivare anche a 1000. Quindi non è problema di qualità, ma di quantità. Mangiandone in eccesso non si dovrebbe parlare di cibo spazzatura, ma di abitudine alimentare spazzatura. Dovremmo quindi riuscire a resistere alle lusinghe della pubblicità che ci invita a consumi sfrenati ed anche fuori luogo. Le polpette della McDonald’s sono a base di carne rossa “processata” sulla piastra e quindi, secondo lo IARC potenzialmente dannosa per la salute. Il problema non sembra interessare gli atleti visto che probabilmente non hanno esitato a mangiarne anche più di 20 nelle due settimane in cui si sono svolte le olimpiadi. Non si può escludere che al ritorno nei loro paesi di origine continuino a mangiare carne rossa in quantità abbondante. D’altra parte nello sport, soprattutto nelle discipline “pesanti” (lotta, sollevamento pesi, lanci, ecc.)  il consumo di carne è molto importante per ottenere buone prestazioni. Quello che è sembrato mancare è la protesta del variegato mondo degli animalisti, dei vegetariani e dei vegani che non risulta si siano fatti vivi nel manifestare il loro dissenso davanti ad un consumo cosi imponente di carne. Forse però davanti alla prospettiva di un alloro olimpico  pochi atleti rinuncerebbero ad un abbondante e nutriente panino con la carne.
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