Latte crudo: come evitare pericoli potenziali

Agostino Macrì
17 Gennaio 2012
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Negli ultimi anni sono sorti numerosi punti di vendita per la distribuzione diretta del latte crudo bovino mediante distributori automatici o semiautomatici. Esiste quindi la possibilità per i consumatori di riempire le loro bottiglie direttamente sia presso gli allevamenti che presso alcuni punti della grande distribuzione preventivamente autorizzati dei Servizi Veterinari delle ASL competenti. Il tutto avviene in applicazione della normativa vigente che definisce i requisiti da rispettare in merito alle caratteristiche igienico sanitarie della filiera di produzione che vanno dallo stato di salute degli animali alla verifica della idoneità della gestione degli allevamenti, dalle condizioni igieniche della mungitura alla tracciabilità del latte messo in commercio.

In questo modo è possibile consumare il latte crudo senza alcun trattamento termico garantendone l’integrità nutrizionale di alcuni costituenti, come ad esempio le vitamine liposolubili, ed anche mantenendone inalterate le caratteristiche organolettiche.

Gli aspetti di sicurezza “microbiologica” vengono garantiti applicando delle misure preventive rigorose in quanto il latte deve provenire da aziende zootecniche indenni da Brucellosi e Tubercolosi e tra i vari requisiti si sottolineano i seguenti:

  • Tenore in germi inferiore o uguale a 100.000 per ml a 30° C su un periodo di due mesi con almeno due prelievi al mese
  • Cellule somatiche inferiori o uguali a 400.000 verificate con un prelievo al mese per almeno tre mesi
  • Assenza di germi patogeni e loro tossine in25 gdi prodotto
  • Aflatossina M1 < 50 ppt.

Un problema è costituito dalla possibile presenza di Escherichia coli O157 nel latte crudo, che non sempre è percepita dai consumatori. Si tratta di un problema sanitario molto importante in quanto le infezioni intestinali da E. coli O157 e altri VTEC sono incluse nella Direttiva 99/2003/EU tra le zoonosi ad elevata priorità per cui è obbligatoria l’attività di sorveglianza. Queste infezioni sono infatti responsabili di patologie gravi e, soprattutto, per bambini ed anziani, potenzialmente letali, anche in considerazione del fatto che la terapia antibiotica è verso di esse inefficace e persino dannosa.

Numerose segnalazioni reperibili dall’esame della letteratura scientifica dimostrano chiaramente che tra le numerose epidemie che si sono verificate negli anni esiste una importante correlazione con il consumo di latte crudo non pasteurizzato e/o derivati dalla caseificazione non trattati termicamente.

Senza destare allarmismi inutili è comunque importante che i consumatori rispettino l’indicazione di bollire il latte prima di consumarlo. In questo modo si ha la certezza di consumare un latte igienicamente sicuro e dalle ottime qualità nutrizionali.

Roma, 17 gennaio 2012

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