Il latte di capra questo sconosciuto

Agostino Macrì
1 Aprile 2014
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Il latte di capra, sia fresco sia trasformato in formaggio, grazie alle sue caratteristiche è considerato dai nutrizionisti un alimento ottimo; gli acidi grassi che compongono la sua frazione lipidica sono infatti particolarmente adatti alla alimentazione umana. Inoltre le dimensioni dei globuli di grasso consentono un facile assorbimento intestinale; questa caratteristica sembra contribuire a ridurre i problemi per le persone intolleranti al lattosio. Altri aspetti positivi sono rappresentati da una maggiore presenza di amminoacidi solforati e in particolare di taurina. Altrettanto importante è la lattoferrina, che possiede attività antiossidanti e antinfiammatorie, come pure un ottimo contenuto in vitamine. Infine sono presenti gli oligosaccaridi che hanno una funzione “prebiotica” in quanto facilitano lo sviluppo dei microrganismi “probiotici” quali i lattobacilli. Le varie proprietà nutrizionali, unite a ottime caratteristiche organolettiche, consentono di produrre formaggi che in alcuni paesi ed in particolare in Francia, sono molto apprezzati. Basti pensare che proprio in Francia il 32% dei formaggi DOP è di origine caprina. Le capre sono animali rustici che si adattano molto bene ad aree geografiche anche disagiate. E’ stato anche dimostrato che se vengono sfruttate in modo adeguato possono contribuire a migliorare le condizioni di ambienti degradati: la loro adattabilità ne rende infatti possibile e vantaggioso anche un allevamento razionale. Nel nostro Paese esistono molte aree “marginali” dove l’allevamento della capra sarebbe possibile: basti pensare alle zone appenniniche e alpine dove è difficile avviare altre attività agricole e zootecniche e dove, proprio per la mancanza di un intervento umano, si sta assistendo a un preoccupante declino ambientale. Non bisogna poi ignorare il fatto che si stanno perdendo importanti occasioni di sviluppo economico e anche occupazionali. La situazione che si presenta è apparentemente paradossale. Abbiamo infatti abbiamo una buona tradizione nell’allevamento di questo animale e abbiamo anche molte razze autoctone che purtroppo sono scomparse o che stanno scomparendo. Come accennato, molti sono gli ambienti che possono essere utilizzati e c’è la possibilità di introdurre nuove tecniche di allevamento. Il latte di capra è fuori dai limiti imposti dalla UE sulle “quote latte”: anche il mercato sembra accogliere con favore i prodotti lattiero-caseari di capra e prova ne sia la forte importazione che avviene dalla Francia. Insomma, i presupposti per un incremento di questa produzione ci sarebbero tutti. In un recente Convegno tenuto a Roma presso la sede del CRA è risultato molto evidente l’interesse a promuovere e sviluppare progetti a favore dell’allevamento caprino e anche di una migliore utilizzazione del latte. Si è trattato di un incontro che ha messo a confronto allevatori, industriali caseari e ricercatori; sono state gettate le basi per un approccio razionale allo sviluppo di questo importante settore agro-zootecnico. La speranza è che presto comincino ad ottenersi ottimi risultati e che sulle nostre tavole siano presenti in sempre maggiori quantità prodotti lattiero caseari di capre italiane. (Agostino Macrì, Fonte “Cibo e salute” de La Stampa del 24.3.2014)
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