Importazione della carne

Agostino Macrì
15 Gennaio 2013
Condividi su
Nel nostro Paese gran parte della carne bovina, suina, ovina ed anche equina è di importazione. Fanno eccezione le carne di pollo e di tacchino che sono prodotte in quantità sufficienti direttamente in Italia. Per quanto riguarda le carni importate la situazione è comunque differente tra le varie specie animali. La carne di maggior consumo è quella bovina e proviene dai vitelli da latte, dei vitelloni e del bovino adulto. Parte dei tagli che sono in commercio vengono direttamente importati, ma le maggiori quantità provengono dalla macellazione fatta in Italia. Parte degli animali macellati sono di importazione ed altri provengono da allevamenti italiani. Si deve però rilevare che una elevata percentuale di animali allevati vengono importati vivi, in giovane età, da altri paesi per essere “ingrassati” in Italia. Il caso più rappresentativo è quello dei vitelli da latte che molti allevatori importano direttamente dopo lo svezzamento da altri paesi e vengono fatti crescere in Italia alimentandoli con mangimi particolarmente adatti al loro sviluppo. In ogni caso i cittadini possono facilmente essere informati dell’origine della carne bovina in quanto i rivenditori hanno l’obbligo di apporre delle etichette in cui debbono essere riportate informazioni precise sul luogo di nascita dell’animale, il luogo dove è stato allevato ed infine la località della macellazione. Guardando attentamente le etichette non è raro trovare carni provenienti da animali nati in un paese, allevati in un altro e macellati in un altro ancora. La carne suina fresca proviene in gran parte da allevamenti ubicati prevalentemente nel Nord del nostro Paese che utilizzano animali nati in Italia. Le nostre produzioni non sono però sufficienti per coprire le richieste dell’industria salumiera per cui molti dei nostri prosciutti ed insaccati sono fatti con carni di suini importate da altri paesi europei. Fanno eccezione alcuni prodotti tipici (come ad esempio il prosciutto di Parma) che vengono fatti con carni di suini alle vati in Italia. Per le carni suine fresche e per i salumi non esiste ancora l’obbligo di indicare in etichetta la loro origine; soltanto per i prodotti a Denominazione di Origine Protetta (DOP) si può essere certi che l’intera “filiera” di produzione si interamente italiana. Per i salumi IGP (Indicazione Geografica Protetta) e STG (Specialità Tradizionale Garantita) la carne con cui sono stati fatti può essere di importazione. Nel nostro Paese esiste un importante allevamento ovino che però è finalizzato prevalentemente alla produzione del latte per cui la carne ha una importanza relativa e destinata prevalentemente a consumi locali. La conseguenza è che la maggior parte della carne ovina venduta negli esercizi commerciali dei grandi centri urbani è di importazione e non sempre i rivenditori forniscono informazioni sulla origine. Ogni anno in Italia si macellano circa 100.000 equini e di questi circa 60.000 sono importati vivi da diversi paesi europei. Anche se il consumo della carne equina a livello nazionale è modesto (circa 1 kg anno pro capite), in alcune Regioni come Puglia e Lombardia è maggiore. Anche in questo caso non è facile avere informazioni precise sulla origine geografica delle carni. Indipendentemente dalla sua origine geografica si deve comunque sottolineare che la carne commestibile di qualsiasi specie animale consumata in Italia, ha delle ottime caratteristiche di sicurezza. Questo è dovuto ad un sistema di controllo molto rigoroso attuato dai Veterinari del Servizio Sanitario Nazionale che operano sia negli allevamenti, sia nei macelli, sia negli impianti di trasformazioni delle carni. (Agostino Macrì)
Condividi su: