Allevamenti animali ed effetti sull’ambiente

Agostino Macrì
13 Novembre 2013
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Gli alimenti di origine animale, e la carne in particolare, hanno avuto un ruolo di fondamentale importanza nello sviluppo della civiltà. Il loro contenuto in nutrienti, ed in particolare delle proteine, è particolarmente adatto all’alimentazione umana per tutta la vita. Oltre agli altri nutrienti è molto utile la presenza del ferro nella carne; si trova infatti in una forma che, una volta introdotta con l’alimentazione, favorisce una migliore e più rapida formazione della mioglobina indispensabile per i processi respiratori cellulari. E’ universalmente riconosciuto che una dieta con un maggior apporto di carne contribuisca a migliorare lo stato di salute e benessere dell’uomo. In Italia, a partire dalla seconda metà del secolo scorso, il consumo di carne è praticamente triplicato (attualmente è di circa 80-100 kg procapite annuo); le conseguenze sono state sicuramente molto positive se solo si pensa che le aspettative di vita media si attestano intorno agli ottanta anni ed anche in buone condizioni di salute. I problemi possono essere rappresentati da un elevato contenuto di grassi e di colesterolo. Questi ultimi infatti, nel caso di assunzioni eccessive in diete ipercaloriche, possono concorrere allo sviluppo dell’obesità e di altre malattie metaboliche quali il diabete e alterazioni del sistema cardiocircolatorio. La raccomandazione che si può fare è quella di moderare il consumo della carne a due tre volte la settimana e, come viene ormai da tutti sostenuto, esercitare una buona attività fisica. Anche se spesso viene ignorato, la carne fa parte anche della “dieta mediterranea”. Oltre al pesce, nel passato venivano consumati la cacciagione, i tanti animali da cortile (polli, tacchini, conigli, oche, ecc.) ed i suini la cui alimentazione era basata sulla utilizzazione dei sottoprodotti agricoli e sugli scarti alimentari umani. La macellazione degli animali direttamente da parte dei loro proprietari e nel caso dei grossi animali (suini e bovini in particolare) rendeva necessario conservare le carni per poterle utilizzare in periodi successivi. Questa necessità ha permesso di “creare” numerosi salumi che sono divenuti un vanto della nostra produzione alimentare apprezzata in tutto il mondo. Proprio questi prodotti “tipici”, nati dalla tradizione contadina e “ripresi” dalla nostra industria alimentare, rappresentano una delle più importanti voci nella economia del nostro Paese. Non bisogna infine trascurare che dalla macellazione degli animali si ottengono materiali molto utili quali il cuoio, prodotti opoterapici, materiali per protesi mediche, ecc. La produzione di alimenti di origine animale ha anche importanti risvolti occupazionali: sono infatti centinaia di migliaia le persone che operano lungo l’intera filiera produttiva e che riguarda l’industria mangimistica, gli allevamenti, la macellazione e le industrie di trasformazione. Negli ultimi anni è molto aumentata la sensibilità dell’opinione pubblica nei confronti della “sostenibilità” delle attività zootecniche che spesso vengono considerate come “destabilizzanti” degli equilibri ambientali. Per misurare gli effetti sull’ambiente delle attività produttive si ricorre alla LCA (Life Cycle Assessment o Analisi del Ciclo di Vita), che consiste nel misurare i seguenti parametri: 1)    Water Footprint – misura l’acqua che viene utilizzata in tutta la “filiera” produttiva di un alimento. Nel caso di quelli di origine animale deve essere calcolata l’acqua utilizzata per produrre i foraggi, quella somministrata agli animali, quella dei lavaggi delle stalle ed ogni altra attività 2)    Carbon Footprint – misura la quantità di anidride carbonica e di altri gas serra (come il metano dei ruminanti) che vengono emessi nella “filiera” produttiva. Oltre a quello che gli animali emettono con i processi metabolici e la respirazione, viene calcolata la quantità di “serra” emessi dai motori dei mezzi agricoli e di trasporto, dagli impianti di riscaldamento e/o di refrigerazione, dalle strutture di macellazione, di sterilizzazione, ecc. 3)    Ecological Footprint – individua l’area occupata dalle attività produttive e necessaria per assorbire le emissioni dei gas. Il calcolo del LCA viene applicato a tutti gli alimenti sia di origine animale sia vegetale. I risultati finora ottenuti sono spesso discordanti e non facilmente comprensibili; infatti le discordanze tra i diversi ricercatori possono essere anche del 60 %. Un lavoro pregevole per calcolare il LCA è stato compiuto dalla FAO che ha anche definito alcuni criteri per misurare i vari parametri. Tuttavia è evidente che ancora non esiste una buona standardizzazione nei sistema di misurazione; infatti recentemente la stessa FAO ha rivisto il LCA per i bovini e ne ha ridotto il valore. Dai più recenti calcoli sembrerebbe che gli allevamenti intensivi siano più facilmente “sostenibili” di quelli estensivi. E’ evidente che i risultati ottenuti dipendono in gran parte dalle metodologie di misurazione utilizzate e dei relativi criteri di valutazione. Si dimentica molto spesso il ruolo determinante dell’allevamento nella tutela degli equilibri ambientali. La mancanza di attività zootecniche in determinati contesti ambientali contribuisce ad incrementare i rischi idrogeologici. Non si può escludere che dietro questa situazione non del tutto chiara, si nascondono interessi contrapposti di aziende alimentari che producono alimenti di origine vegetale rispetto ad altre che producono alimenti di origine animale. L’aumento della sensibilità dei cittadini sulla sostenibilità delle produzioni alimentari è di particolare importanza perché li rende consapevoli delle responsabilità che si assumono nella scelta dei prodotti che vanno ad acquistare. Non è sufficiente scegliere se si tratta di un alimento di origine animale o vegetale, bisogna fare anche attenzione al suo valore nutrizionale, al modo in cui è confezionato, al costo unitario, ai messaggi pubblicitari che ci martellano quotidianamente, a come riusciremo a “gestirlo”, alla utilità degli imballaggi, a cosa faremo delle parti non commestibili di quello che andiamo ad acquistare includendo anche qualche considerazione su quanta immondizia stiamo producendo. I consumatori sono sempre più vittime di “strattonamenti” da parte di chi ha interesse a vendere gli alimenti e fare la spesa e mangiare diviene ogni giorno più complicato. Per questo motivo la cosa migliore è semplificarsi la vita acquistando prodotti semplici, in quantità limitata ai reali fabbisogni e inserendo nella propria dieta sia alimenti di origine animale sia di origine vegetale.
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