Rischio ambientale delle piante geneticamente modificate

Agostino Macrì
16 Febbraio 2015
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Le piante geneticamente modificate vengono coltivate su superfici agrarie sempre più estese al di fuori dell’Europa (circa 180 Milioni di ettari nel 2014). Nel nostro continente tali coltivazioni possono essere ancora considerate come prodotti “di nicchia”, con l’unica eccezione rappresentata da alcune aree della Spagna (es. Catalogna). Al contrario un gran numero di prodotti derivati da piante GM vengono importati in Europa ad uso mangimistico o alimentare. Una delle principali ragioni che vengono addotte da alcuni Stati membri dell’Unione Europea contrari alla coltivazione delle PGM è quella in merito ad un loro possibile effetto ambientale negativo. In particolare si ipotizza che la dispersione del polline possa portare ad una diffusione in natura del gene inserito in queste piante o che queste piante possano danneggiare direttamente o indirettamente altri organismi (impatto sulla biodiversità). Il sistema di valutazione del rischio presente in Europa è sicuramente uno dei più restrittivi rispetto a quelli esistenti in altri continenti. A giudizio dell’Autorità Europea per la Sicurezza Alimentare, per il mais geneticamente modificato attualmente autorizzato alla coltivazione in Europa (il MON810) questi rischi sono estremamente ridotti (Salvatore Arpaia, ENEA).
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