I probiotici sono utili: sviluppi recenti

Agostino Macrì
8 Luglio 2014
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Come è noto, i probiotici sono dei microrganismi presenti nel nostro intestino, che svolgono importanti funzioni per facilitare la digestione e la produzione di un gran numero di sostanze che hanno una funzione preventiva nei confronti di numerose malattie metaboliche. Svolgono anche una funzione antagonista nei confronti di microrganismi patogeni e quindi possono prevenire anche alcune malattie infettive. L’introduzione con la dieta di probiotici consente loro di “colonizzare” in modo più ampio l’intestino ed anche ricostituire degli equilibri che potrebbero essere stati compromessi da errori alimentari, situazioni di stress, trattamenti con farmaci antibatterici, ecc. Esistono infatti alcune specialità alimentari a base di probiotici che vengono assunte proprio in specifiche situazioni patologiche. Le ricerche scientifiche condotte sull’argomento (la gran parte sono state fatte in Italia) hanno permesso di approfondire i meccanismi di azione benefica dei probiotici e quindi la loro utilità nell’introduzione nella dieta. I consumatori sono in larga misura coscienti dell’importanza dell’uso alimentare dei probiotici e sono propensi all’acquisto dei vari prodotti, quali lo yogurt nelle sue varie forme e gli integratori, anche se non sempre hanno una conoscenza approfondita dei benefici che possono ottenere. L’industria alimentare, sia per dare maggiori informazioni ai consumatori, sia per incrementare le proprie vendite, ha introdotto sulle etichette degli alimenti alcuni claims nutrizionali; i claims sono la descrizione dei vantaggi che possono derivare come, ad esempio, combattere il colesterolo, il diabete o l’obesità. La Commissione dell’UE si è resa conto che sul mercato c’era un gran numero di alimenti contenenti probiotici che vantavano svariate e qualche volta dubbie proprietà salutari basate su valutazioni empiriche. Nel tentativo di mettere ordine alla situazione, ha chiesto alle diverse ditte di produrre una documentazione a sostegno di quanto dichiarato in etichetta che è stata poi trasmessa all’EFSA la quale è stata incaricata di valutarla. Dalla valutazione è emerso che nella stragrande maggioranza dei casi non c’erano evidenze scientifiche che dimostravano le proprietà indicate nelle etichette e, di fatto, è stato necessario modificare le etichette eliminando le informazioni improprie. In molti casi i consumatori hanno perduto la fiducia nei prodotti e l’intero settore è entrato in crisi. Per dimostrare la reale efficacia di ogni singolo prodotto “alimentare” contenente probiotici è necessario fare sperimentazioni cliniche direttamente sull’uomo. Si tratta di studi molto lunghi e costosi che poche aziende produttrici dei alimenti con probiotici possono condurre. La conclusione è che al momento attuale c’è una situazione di crisi non tanto perché i probiotici non sono utili, ma perché non ci sono informazioni ottenute da rigorosi studi scientifici e la soluzione che si sta profilando è quella di limitare i claims a quei prodotti per i quali esistono rigorosi studi scientifici. Per gli altri verrebbero riportate generiche informazioni sui benefici che possono derivare dal loro consumo. Qualora si arrivasse ad una soluzione del genere occorre spiegare con chiarezza che non ci troviamo di fronte ad uno yogurt di serie A e ad uno di serie B, ma soltanto di due prodotti: uno è stato sottoposto a rigorosi studi scientifici e l’altro è stato semplicemente ottenuto da un’azienda che non ha le risorse per fare ricerca. In ogni caso è importante che sia indicato con chiarezza che i microrganismi contenuti siano vitali e vengano fornite precise indicazioni sulle modalità di conservazione e di consumo.
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