Gli “estrogeni” nelle carni sono ancora un pericolo?

Agostino Macrì
29 Gennaio 2014
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Esiste la convinzione molto diffusa che la carne che consumiamo sia contaminata dagli estrogeni derivanti da trattamenti che vengono fatti agli animali per farli ingrassare. Le carni ritenute più pericolose sono quelle bovine ed anche il petto di pollo. Queste convinzioni sono nate intorno alla fine degli anni ’50 quando si scoprì che trattando gli animali con ormoni sintetici o naturali, questi crescevano più di quelli non trattati. Si vide anche che somministrando il potente estrogeno sintetico Dietilstilbestrolo era possibile “castrare” i polli maschi e trasformarli in capponi. In quel periodo le regole per l’impiego di sostanze chimiche e farmaci negli allevamenti erano molto scarse e largamente permissive: la situazione esistente ha quindi consentito agli allevatori di fare uso degli ormoni nei loro animali. Purtroppo ben presto ci si rese conto che gli ormoni restavano come residui nelle carni e che tali residui provocavano gravi conseguenze a chi le mangiava ed in particolare ai bambini: furono infatti osservati numerosi casi di alterazioni a carico dell’apparato riproduttore maschile e femminile. Le Autorità Sanitarie, almeno in Italia, reagirono con grande determinazione e, a partire dagli inizi degli anni ’60, vennero emanati provvedimenti molto rigorosi che negli allevamenti proibirono sia l’uso, sia la detenzione di qualsiasi “sostanza ad attività ormonale”. Seguirono controlli estesi sul territorio nazionale che consentirono di arginare se non bloccare completamente il fenomeno. L’uso degli ormoni anabolizzanti in zootecnia consentiva di ottenere importanti vantaggi economici; per questo motivo c’è stata una continua ricerca di nuove sostanze in grado di fare crescere gli animali limitando il pericolo della presenza di residui. Proprio sulla base di questo fatto in alcuni paesi, come gli USA, il trattamento con ormoni è stato autorizzato negli allevamenti dei bovini da carne; sono state però anche imposte regole che di fatto dovrebbero escludere la persistenza di residui. L’Unione Europea invece ha imposto il divieto dell’impiego degli ormoni anabolizzanti zootecnici in tutto il territorio della comunità e da molti anni ha anche messo a punto un programma di controlli che coinvolge tutte le Autorità Sanitarie nazionali. Dai rapporti annuali disponibili risulta che il fenomeno della presenza di residui di ormoni è sporadico e quindi i pericoli per i consumatori sono praticamente scomparsi. I trattamenti con ormoni provocano lesioni irreversibili negli animali; a seguito di osservazioni condotte in Italia sulle carcasse degli animali macellati (soprattutto i vitelli ed in alcuni casi anche i vitelloni), sono state osservate anche di recente alcune alterazioni che possono essere ricondotte proprio a trattamenti con ormoni. Le analisi chimiche eseguite sulle carni provenienti dagli animali sospetti hanno comunque dimostrato l’assenza di residui pericolosi. Il fenomeno può essere spiegato con un trattamento effettuato in modo tale da consentire il completo smaltimento degli ormoni ottenendo comunque i vantaggi zootecnici. Molte catene commerciali impongono disciplinari di produzione agli allevatori da cui si riforniscono ed effettuano controlli alla macellazione per evitare che le carni degli animali con lesioni sospette vengano destinate al consumo alimentare umano. I trattamenti ormonali illegali sono molto costosi e possono essere convenienti soltanto su animali di grossa taglia; nei piccoli animali, ed in particolare i polli da carne, non ci sono ragioni tecniche ed economiche che ne rendono possibile l’uso. Al momento attuale si deve ritenere che tutte le carni commercializzate nel nostro Paese siano prive di residui di ormoni impiegati illegalmente e quindi ai consumatori si raccomanda di rivolgersi agli esercizi commerciali di fiducia dove si può essere sicuri che le carni sono esenti da pericoli. Si ricorda che le carni bovine debbono riportare una etichetta da cui si può risalire alla loro origine. In commercio si trovano anche carni certificate che danno ulteriori garanzie di sicurezza. Nelle carni non esiste quindi il pericolo di residui di estrogeni:: per una maggiore sicurezza si consiglia comunque di evitare l’acquisto ed il consumo di carni fuori dai mercati legali e non sottoposti ad un controllo preventivo sanitario veterinario. Si potrebbe andare incontro a pericoli anche molto seri, non soltanto per la presenza di residui di ormoni, ma anche di altri farmaci e di microrganismi in grado di provocare gravi malattie.
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