Frutta e verdura: ne mangiamo a sufficienza?

Agostino Macrì
25 Maggio 2016
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Gli inviti a mangiare frutta e verdura arrivano da ogni dove. Ci viene detto che sono alla base della dieta mediterranea, che grazie alle tante benefiche sostanze in esse presenti è possibile migliorare il nostro stato di salute, che una mela al giorno leva il medico di torno e così via. Autorevoli nutrizionisti ci raccomandano di mangiarne cinque porzioni al giorno alternando i colori, mentre i produttori di frutta e verdura ci  “suggeriscono” in modo non del tutto disinteressato di incrementare i consumi. Della faccenda dei colori ne ha approfittato anche un’azienda farmaceutica che, con un suadente messaggio pubblicitario, ci informa e ci assicura di poter coprire con un suo integratore le “variopinte”  esigenze alimentari normalmente assicurate con la frutta e la verdura. Nelle infinite e stucchevoli trasmissioni di cucina i cuochi (più o meno eccellenti) raramente elaborano piatti a base prevalente di vegetali freschi e questo sicuramente non spinge ad una loro scelta. Un altro pressante invito è quello di consumare alimenti, soprattutto vegetali, prodotti nel nostro Paese anche se il prezzo dovesse essere maggiore. Esistono poi i prodotti biologici, la vendita diretta da parte dei produttori, il Km zero. Un aspetto molto importante è l’assicurazione del Ministero della Salute che quello che acquistiamo è privo di residui pericolosi di pesticidi. Insomma gli stimoli a consumare più vegetali sono tanti, ma le reazioni a questi inviti sono piuttosto tiepide. Nelle mense scolastiche i bambini lasciano nei piatti le verdure e in pratica  mangiano solo la frutta e la verdura  meno “faticose”. Nei pasti consumati in casa  in molte famiglie la frutta e la verdura sono “relegate” tra i comprimari  e magari sono sostituite da dolci o gelati (magari alla frutta). Fanno ovviamente eccezione i vegetariani e soprattutto i vegani che mangiano solo vegetali. Questa “impressione” è convalidata dai risultati di indagini condotte in Europa sul consumo di frutta e verdura pro-capite nei diversi Paesi e riportati recentemente in una pubblicazione di Nomisma. Noi ne consumiamo in media 230 kg l’anno; meglio di noi ci sono la Danimarca (275 kg) , la Polonia (257 kg) e la Spagna (255 kg). Il dato è sorprendente perché trovare frutta e verdura fresca in Danimarca e Polonia per tutto l’anno non è facile però hanno delle abitudini alimentari “salutari” molto solide e per soddisfarle evidentemente debbono ricorrere a massicce importazioni. D’altro canto la disponibilità per noi è molto ampia; tra mercati rionali, catene di supermercati, un numero molto elevato di fruttivendoli soprattutto nelle grandi città di cui molti aperti in ogni ora del giorno e della notte. E’ molto ampia anche la possibilità di scelta non soltanto di prodotti “interi”, ma anche della quarta gamma confezionati in vaschetta e che richiedono solo di essere mangiati. Una preoccupazione alimentata da qualche organizzazione di produttori, è quella della paventata minore sicurezza dei prodotti di importazione. Si tratta, ancora una volta, di un “intorbidamento” delle informazioni: i prodotti di importazione debbono avere gli stessi requisiti di sicurezza di quelli nazionali. Come per altri Paesi noi abbiamo dei periodi di massima produzione e le eccedenze vengono esportate: in periodi di “carenza” alcuni prodotti dobbiamo acquistarli dell’estero. Insomma esiste un complesso sistema di import–export che comunque assicura un costante approvvigionamento. I volumi sono notevoli: secondo quanto riportato da Fruitimprese nel 2015 abbiamo esportato circa 4 milioni di tonnellate di frutta e di verdura e ne abbiamo importate poco meno di 3,5 milioni di tonnellate.  Il nostro saldo attivo è di circa 550 mila tonnellate. Per il nostro bene è necessario aumentare i consumi di frutta e di verdura freschi, ma per raggiungere questo risultato bisogna che ciascuno di noi faccia un piccolo sforzo. Le campagne di informazione, i corsi nelle scuole, le limitazioni imposte nel consumo delle “merendine” e tante altre iniziative, servono a poco se poi le singole persone non si convincono dell’utilità di mangiare una pera, un’ arancia, un bel grappolo d’uva o un piatto di ciliegie magari alternandoli ad un buon dolce che fa passare la fame, ma che a lungo andare comporta il pieno di calorie.
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