Educazione alimentare in tv? Soddisfatti o bidonati

Agostino Macrì
1 Giugno 2016
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Fino a non molto tempo fa la pubblicità era il principale mezzo di “informazione” sulla qualità e la sicurezza degli alimenti.  La maggioranza di noi è cosciente che i messaggi pubblicitari sono uno strumento molto importante delle aziende per convincerci ad acquistare i loro prodotti. Anche se poi cadiamo inevitabilmente nella trappola, ci illudiamo di farlo in modo consapevole. Da qualche anno, in materia di alimentazione, stiamo assistendo a una crescita esponenziale di eventi mediatici sulla stampa, sulla radio e, soprattutto, sulla televisione. A un osservatore superficiale può sembrare che si tratti di “servizi” resi ai cittadini per migliorare le proprie conoscenze in tema di alimentazione sia da un punto di vista gastronomico, sia a tutela della propria salute. Molti sono poi gli accenni ai prodotti “made in Italy”, alla dieta mediterranea, agli alimenti biologici e alla infinità di diete più o meno strampalate. La gastronomia propone spesso affascinanti piatti improponibili ai comuni cittadini. Esperti cuochi (di sesso maschile o femminile) elaborano sotto i nostri occhi con l’abilità di prestigiatori, manicaretti succulenti nello spazio di pochi minuti. Oltre alla difficoltà di trovare alcuni ingredienti che per loro sono comunissimi, se qualcuno di noi modesti mortali tentasse di ripetere l’operazione nella cucina di casa, il disastro è assicurato. Trattandosi di magia ci mostrano quello che fanno, ma non ci insegnano il trucco. Uno dei segreti per migliorare l’”appetibilità” del cibo è quello di utilizzare grassi vegetali o animali e zucchero senza troppe limitazioni. Ne derivano piatti con contenuti calorici non troppo raccomandabili per chi dovesse avere qualche problemino di peso. Per rendere i cibi più sani non è raro assistere alla utilizzazione di ingredienti contenenti antiossidanti, vitamine, sali minerali. Ed ecco che lo stesso cuoco o qualche illustre esperto ci spiega le virtù salutari della fogliolina di qualche pianta aromatica raccomandandocene il consumo. Quello che a tutti sfugge è che i miracolosi principi attivi sono presenti nell’ordine di qualche microgrammo e in pratica a quelle concentrazioni non danno nessun effetto. Poiché difficilmente si riesce ad imparare nei pochi minuti della trasmissione, se veramente si vuole mangiare qualche raffinatezza non ci rimane che andare nei ristoranti gestiti dai personaggi protagonisti degli spettacoli. Basta fare una breve ricerca su internet ed ecco gli indirizzi dei favolosi luoghi dove a prezzi probabilmente non molto economici si possono mangiare i piatti che abbiamo visto elaborare in televisione. Altra occasione per imparare a mangiare bene sono le informazioni che illustri nutrizionisti, dietologi, gastroenterologi, psicologi, ecc., forniscono, spesso con saccenteria, attraverso talk show, interviste radiofoniche, articoli su giornali. Si tratta di professionisti di grido che in pochi minuti o poche righe ci comunicano il loro sapere. Anche da questi personaggi non sono rare le affermazioni “criptiche” ed anche non corrette. Spesso infatti si rifugiano in termini scientifici che capiscono solo loro e pochi altri che fortunosamente assistono alle loro esibizioni. D’altra parte i conduttori delle trasmissioni non possono fare altro che prendere atto delle affermazioni dei luminari. Come può il cittadino godere di tanta scienza? E’ molto semplice: basta cliccare su internet il nome dell’esperto di turno e si scopre l’indirizzo dello studio dove esercita la professione e chiedere un appuntamento per una visita o una consulenza. Generalmente non c’è scritto quanto costa, ma non dovrebbe essere troppo economico. Ritornando al quesito posto con il titolo mi sentirei di dire che le informazioni mediatiche sull’alimentazione alle volte (o magari frequentemente)  sono dei bidoni o bufale che dir si voglia. Il consiglio è quello di continuare a seguire gli eventi erogati dai media in materia di alimentazione, come tutti gli altri spettacoli, con il sorriso sulle labbra, senza dare troppo credito a certe informazioni che cercano solo di catturare l’interesse dei cittadini a tutto vantaggio di chi le eroga.
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