Avocado e farfalla monarca: io sto dalla parte della farfalla

Agostino Macrì
20 Febbraio 2017
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Per fare spazio produzione di alimenti da anni sono in corso imponenti disboscamenti e deforestazioni in molte aree geografiche del mondo. Molto conosciute sono le azioni compiute per fare posto alle coltivazioni di mais e di soia nel continente americano e della palma nelle foreste tropicali del sud est asiatico. Anche il nostro Paese, ed in particolare nella pianura padana, sono state compiute azioni che hanno compromesso gli  equilibri ambientali per fare spazio alle attività agricole intensive che hanno bisogno di grandi quantità di acqua.

In questo quadro molto complesso e che è all’attenzione delle più importanti organizzazioni politiche ed economiche mondiali, si inserisce il particolare caso dell’avocado.

Questo frutto tropicale è molto richiesto, soprattutto in Nordamerica, come ingrediente di numerose preparazioni gastronomiche. Una delle aree geografiche in cui si ottengono ottime produzioni è lo stato messicano del Michoacàn dove sono sorte numerose piantagioni. Purtroppo però nella stessa zona sono presenti preziose foreste di conifere che vengono abbattute al ritmo di circa 600 ettari l’anno con inevitabili gravi danni al patrimonio floristico e faunistico. A questo si deve aggiungere che per produrre avocado serve un’importante quantità di acqua (un centinaio di litri a frutto) e quindi si ha un notevole impoverimento delle risorse ambientali disponibili.

Una delle principali vittime di questa situazione è la farfalla monarca che è un elemento essenziale della catena trofica.

Insomma per appagare il palato dei buongustai, magari a un prezzo contenuto, si sta mettendo a repentaglio un delicato equilibrio ambientale.

Autorevoli ambientalisti stanno cercando di fare sentire la loro voce, ma con scarso successo. Il rischio della  scomparsa della farfalla monarca è probabilmente considerato irrilevante dall’opinione pubblica che è maggiormente sensibile al pericolo di estinzione di mammiferi o uccelli.

Purtroppo invece dobbiamo preoccuparci anche e soprattutto della scomparsa degli invertebrati  senza i quali interi ecosistemi possono saltare. Un esempio che forse tutti possono capire è quello delle api. L’agricoltura intensiva, l’uso di pesticidi, varie nuove malattie, la lotta alle piante “infestanti”, la progressiva urbanizzazione delle aree agricole hanno ridotto lo spazio a loro disposizione e ce ne accorgiamo anche nel nostro Paese perché si produce sempre meno miele. Ma il vero problema non è il miele bensì la sempre minore attività “impollinatrice” delle api e quindi la minore produttività delle piante.

Il problema dell’impatto ambientale della produzione degli alimenti è molto serio, ma forse scarsamente recepito dall’opinione pubblica; bisogna rendersi conto che le produzioni agricole e zootecniche interferiscono con l’ambiente. Può però verificarsi che certi pericoli vengano magnificati e altri trascurati anche a causa di interessi economici molto importanti. Dobbiamo riuscire a capire che situazioni  simili a quelle delle foreste messicane si replicano costantemente in tutto il mondo e spesso vengono ignorate dai media. E’ nostro diritto-dovere essere informati correttamente e come Unione Nazionale Consumatori  intendiamo contribuire a questa finalità.

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