Focus sui dolcificanti

Agostino Macrì
21 Marzo 2017
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Gli zuccheri (fruttosio, saccarosio, lattosio per citare i più comuni) sono presenti naturalmente in quantità importanti nel miele, in molti alimenti di origine vegetale (frutta, canna, barbabietola) e anche nel latte. Anche quello che troviamo in commercio (saccarosio)  è “naturale” e viene “estratto” dalle barbabietola o dalla canna. Dai carboidrati (amidi) e dagli zuccheri che assumiamo con la dieta, il nostro organismo “ricava” il glucosio fondamentale per fornire l’energia necessaria per lo svolgimento delle reazioni metaboliche del nostro organismo.

Una regola importante è quella di non eccedere nel consumo d carboidrati e zuccheri, sia quando si è in buone condizioni di salute, sia, e soprattutto, in presenza di malattie metaboliche quali l’obesità e il diabete. E’ quindi molto importante essere informati delle quantità di zuccheri presenti negli alimenti e nella bevande cercando di limitare il consumo di quelli più ricchi.

Per continuare ad alimentarsi con “dolcezza” ci vengono in aiuto i dolcificanti (vedi su questo blog “Dolcificanti non calorici: pregi e difetti”) che sono stati valutati positivamente dall’EFSA (Autorità Alimentare Europea) e che sono stati registrati dalla Legislazione della UE come additivi alimentari.

Utilizzando i dolcificanti è quindi possibile eliminare gli zuccheri dalla dieta con la prospettiva di ridurre l’obesità e le malattie metaboliche correlate.

Non tutti concordano con la reale efficacia dei dolcificanti per combattere l’obesità. Dubbi sono sorti a seguito di uno studio pubblicato nel 2014  (Nature 2014 , 514, 181 – 186).

Per chiarire l’effettiva efficacia dei dolcificanti dei ricercatori israeliani hanno somministrato a tre gruppi di topi aspartame, sucralosio e saccarina adoperando un gruppo di controllo di topi alimentati con zucchero. Controllando l’andamento della glicemia, sorprendentemente i ricercatori si sono accorti che le diete con i dolcificanti non la riducono  rispetto al gruppo di controllo.

La causa di questo fenomeno è stato attribuito al fatto che la flora batterica intestinale, in assenza di zuccheri, ma in presenza di dolcificanti subisce della modifiche importanti. Le popolazioni batteriche “modificate” sembrano in grado di fare innalzare il livello glicemico. In pratica, nelle condizioni sperimentali adottate, il trattamento con dolcificanti sembra avere l’effetto completamente opposto a quello che ci si aspettava.

Nelle loro conclusioni gli autori affermano che i loro risultati lasciano ritenere che i dolcificanti artificiali possono aver contribuito in modo diretto all’aumento della malattia che avrebbero dovuto combattere.

Un solo studio non è sufficiente per stabilire un’eventuale “inefficacia” dei dolcificanti e quindi non è il caso di preoccuparsi oltre misura. Si tratta però di una indicazione molto utile che deve farci ragionare quando vengono lanciati allarmismi contro lo zucchero. Un suo uso moderato che secondo le indicazioni dell’OMS dovrebbe essere di circa il 10 % della quantità dei carboidrati totali,  accompagnato eventualmente da piccole dosi di dolcificanti è forse la soluzione migliore.

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